Terra di Confine
L’Alsazia, una terra di confine, una lingua di territorio di pregio che divide la Francia dalla Germania, e che ha molto dell’una e dell’altra fin dai tempi più antichi. Grazie alla dominazione romana, e alle pratiche di agricoltura e viticoltura dei Galli, già alla fine del primo millennio vanta 160 piccoli territori/villaggi che si contraddistinguono per la coltivazione di uva, per territorio, esposizioni, altitudini e soprattutto mosaico di suoli che solo qui si trovano.
Nel tardo medioevo i vini alsaziani diventano così tra i più prestigiosi d’Europa, e vedono il loro culmine di notorietà alla fine del XVI secolo. Con la Guerra dei trent’anni, dal 1618 la regione viene distrutta saccheggiata e flagellata, di conseguenza anche la viticoltura trova il suo declino. La fine del primo conflitto mondiale segna finalmente la rinascita della viticoltura Alsaziana quando i viticoltori si accordano ed iniziano a perseguire una politica improntata sulla qualità e sulla valorizzazione dei vitigni tipici autoctoni della regione baciata dal sole e riparata dalle montagne di confine.
Dal 1945 vengono identificate e delimitate le aree di produzione viticola e vengono definite rigide norme di produzione, che poi porterà nel 1962 al riconoscimento delle Denominazioni di Origine Controllata Alsace nel 1962, Alsace Grand Cru nel 1975 e Crémant d’Alsace nel 1976.
A livello puramente geografico, la regione vinicola si trova nel nord-est della Francia al confine con la Germania formato dal Reno. I dipartimenti Bas-Rhin e Haut-Rhin formarono una regione amministrativa francese separata Alsazia (Région Alsace) nel 1973 fino al 2015. Dal 2016 è stata creata la regione Grand Est (Grande Oriente) con capitale a Strasburgo, che comprende Alsazia, Lorena e Champagne-Ardenne, questo a livello puramente interno per quanto riguarda le fusioni regionali.
Nelle epoche antiche esistevano già denominazioni attraverso le quali l’associazione dei viticoltori di Riquewihr specificava la data della vendemmia come “il più tardivo possibile” poiché, essendo una zona fredda, le uve dovevano raggiungere maturazioni ottimali affinché i vini fossero abbastanza morbidi e rotondi: esposizioni a sud, maturazione dell’uva più “spinta” e vitigni già chiamati “nobili’ allora ammessi, poiché solo qui si trovavano e regalavano espressioni uniche di questo territorio così speciale. L’alsaziano era considerato il miglior vino tedesco dell’epoca, a volte fortificato con alcol, a volte aromatizzato con spezie, oppure semplicemente con note molto mature di albicocca e pesca e concentrazione del frutto tale da renderlo “oleoso” e denso.
Route Du Vin: straordinarie complessità di terroir
Sulla rotta del Vino Alsaziano, i vigneti coprono 15.000 ettari di vigne, ai piedi delle montagne dei Voshi in una lingua di territorio larga solo due chilometri, da Strasburgo a nord per 110 chilometri lungo il confine tedesco fino a Mulhouse a sud.
La frontiera orientale con la vicina Germania è formata dal Reno, e le montagne influenzano fortemente il clima proteggendo i vigneti dalle precipitazioni provenienti dall’oceano Atlantico, creando microclimi ideali, esposizioni ottimali per la maturazione delle uve, nonché regalando escursioni termiche in alcuni punti in modo da poter mantenere le acidità che rendono longevi molti dei loro vini.
L’Alsazia è caratterizzata inoltre da scarse precipitazioni annuali, inverni freddi, primavere miti ed estati calde e secche. La Route du vin prende 170 chilometri da Marlenheim fino a sud a Thann, toccando molti villaggi e produttori di vino nelle zone più panoramiche. Una strada da percorrere in bicicletta, furgone, macchina, o comunque u mezzo che vi possa far ammirare vigneti e territorio straordinario, baciato dal sole.
I vitigni dell’Alsazia sono tra i più conosciuti, da alcuni aromatici come Gewurztraminer e Muscat, ai più gastronomici come il Pinot Blanc e il Pinot Gris, agli eleganti Riesling e Sylvaner, fino a giungere al più autoctono di tutti il Pinot Auxerroix utilizzato sia per bianchi fermi che per le versioni modo classico Cremant. I viticoltori sono più di mille, e da ormai moltissimi anni hanno trasformato il territorio in biodinamico con una rigorosa riduzione dell’uso di chimica in vigna.
Le 51 zone dedicate ai Grand Cru si contraddistinguono per terroir eccezionali, che danno ai vini una grandissima espressività̀ del territorio e autenticità̀; in queste zone i vitigni utilizzati ed autorizzati sono quattro, quelli che qui chiamano “nobili”: Riesling, Gewurztraminer, Pinot grigio e Muscat. In questa regione nei nostri calici troviamo delicatezza e morbidezza di aromi, ricchezza e corposità dei frutti, eleganza e nobiltà dei vitigni e di come vengono coltivati.
Trionfano i vini bianchi, e si propongono con classe e prestigio, produzioni limitate anche perché le precipitazioni sono poche ma raggiungono spesso grandi longevità grazie alle buone acidità raggiunte.
Il Riesling domina la panoramica dei grandi cru, vino estremamente longevo, dalle qualità̀ di finezza e di struttura ineguagliabili. Il Gewurztraminer propone le sue doti di aromaticità̀ e di originalità̀ estreme con note di pepe bianco e profumi di litanie delicate; il Pinot Gris capace di fornire grandi performance, e soprattutto una struttura e corposità̀ inaspettata se conosciamo solo i pinot grigio italiani. Infine il Muscat, con produzioni ridotte negli ultimi anni ma che regala sempre grandi e sorprendenti profumi e croccantezze degne di un clima fresco.
Ci tengo a citare l’autoctono Auxerroix, in ripresa al momento perché tipico di queste regioni fredde, particolarmente amato per la produzione di bollicine Cremant, perfette anche se abbinate a fine pasto oppure accanto al sushi. Imparentato con lo Chardonnay (e spesso assemblato con il Pinot Bianco), i vini derivanti dal vitigno Auxerrois si caratterizzano per profumi e frutta come lime, mela, limone e mandarino con un’acidità marcata che fa da contraltare ad un finale che sembra dolce. La produzione è riservata esclusivamente a vini bianchi, suddividendosi su tre diverse linee: la Gamme AOP, di cui la maggior parte sono monovitigno mentre uno è un blend che origina il Pinot Blanc e il Pinot Gris, Les Premiers Crus, che si suddivide in Côtes de Grevenmacher e Côtes de Remich, e Les Grands Premiers Crus, che comprende i vini più prestigiosi di questa zona.
Alsazia a tavola
Un vocabolario del cibo nordico, dove arrivando da Basilea, ci si imbatte in un villaggio dal nome evocativo: Krautergersheim. I suoi abitanti sono chiamati Chouvillois, con un sincretismo linguistico tipico di questa terra che formalmente è stata a volte tedesca e a volte francese ma che fondamentalmente è rimasta sempre uguale a sé stessa: alsaziana. Intorno, distese di cavoli a perdita d’occhio, e perciò non solo vigne….
Questo annuncia così il piatto principale della regione, la Choucroute, cavolo cotto dopo aver fermentato diverse settimane, in parole povere i crauti che, a differenza di quello che pensiamo noi mediterranei, non è così difficile da digerire di per sè; la difficolta eventualmente sta nella quantità di carne di maiale che si inserisce e si accompagna al piatto.
Il piatto ha un lato grasso dato dalla carne e un lato acidulo dato dai crauti, che si accompagna perfettamente alle morbidezze e rotondità di frutta a polpa gialla dei vini di zona, come il Pinot Blanc (il più gastronomico) oppure il Pinot Gris che mantiene e regge la struttura del piatto.
Piatti a base di carne la fanno da padroni da queste parti, dalla Baeckeoffe, che è la versione alsaziana del lesso; le Cervelas, delle salsicce che un tempo erano fatte con le cervella di maiale; gli Knack, delle salsicce di carne di manzo e di maiale spesso servite ai bambini nel menu enfant; il Waedele (jambonneau), lo stinco di maiale che nella sua versione più succulenta e corposa viene brasato alla birra; ed il Coq au Riesling (carne bianca), il gallo cotto in un tipico vino alsaziano ed accompagnato anche da lui durante il pasto.
Non si può lasciare questa terra senza assaggiare la Tarte Flambé (flammekueche), una focaccia molto sottile cotta nel forno a legna e guarnita nella sua versione più semplice con panna liquida, porri e cubetti di pancetta affumicata, i famosi Lardons onnipresenti nella cucina locale: perfetto per un aperitivo con un vino più leggero e sapido come il Riesling.
Impossibile anche dimenticare di provare il Fois Gras, anche se rimane un piatto più tipico francese e nazionale che alsaziano; essendo grasso e morbido predilige sempre le aromaticità dei vini di questa terra, perché no dal Muscat al Gewurztraminer fino al buon Riesling si accompagna sempre bene.
Spesso come accompagnamento di vari piatti vengono offerti gli Spatzles, gnocchetti di pasta all’uovo comuni in tutto il mondo germanico, anche loro tipici della cucina un po’ di confine ma di cui vanno molto fieri da queste parti.
Tra i dolci alsaziani infine danno il meglio di sé nel periodo natalizio: i Bredele, per esempio, sono dei biscottini di varie forme preparati per le feste di fine anno con diverse spezie orientali (e molto molto burro); il Maennele è un omino di brioche morbido e cremoso; il Pain d’épices viene normalmente tradotto come pan di zenzero, ma è molto di più, si può abbinare sia al dolce che al salato e sprigiona una fragranza natalizia che vi rimette in pace con il mondo, tutto da abbinare ai vini di questa terra compreso il Cremant; infine il Kugelhopf che invece lo si trova in tutte le stagioni, una specie di pan brioche arricchito con uvetta.
Una straordinaria gastronomia familiare, con influenze tedesche, alla scoperta di un territorio caratterizzato da piatti locali, rustici e che deliziano i palati di tutta Europa.
Barbara Costantino
Formatore Sommelier