Sta prendendo forma una piccola “rivoluzione” nel mondo del vino. Sono ormai diversi anni che assistiamo a gelate primaverili, caldo siccitoso in estate e grandinate improvvise. Il problema del cambiamento climatico è ormai grave e reale (ve ne avevamo già parlato qui) e tutte le regioni vitivinicole Premium del mondo hanno iniziato a correre ai ripari.
Persino una regione così tradizionalista come la Francia ha capito che deve prepararsi e adattarsi a questi sconvolgimenti.
I nuovi vitigni a Bordeaux
A Bordeaux, la regione vinicola più famosa al mondo, le due più grandi denominazioni, che coprono il 55% dell’area vitata della zona con la produzione di 384 milioni di bottiglie – Bordeaux e Bordeaux Superieur – hanno ottenuto il permesso dal governo francese di fare qualcosa che fino a poco tempo fa era impensabile: essere autorizzati a usare uve non bordolesi nei loro vini. Se una regione notoriamente tradizionalista come Bordeaux, che ha fatto la storia del vino, si è decisa a fare un passo del genere vuol dire che la situazione è veramente seria.
Alcuni viticoltori di Bordeaux coltivano da diversi anni vitigni non consentiti nei loro vigneti come copertura contro i cambiamenti climatici. L’introduzione di nuovi vitigni a Bordeaux li aiuterà a non perdere la denominazione. Bernard Farges, presidente del sindacato Bordeaux e Bordeaux Superieur, ha dichiarato che l’entrata in vigore dei nuovi vitigni a Bordeaux sarà con la vendemmia del 2021. In questi due anni i vignaioli avranno il tempo di prepararsi e adeguarsi al cambiamento.
L’idea non è quella di violare l’identità, o sovranità, per così dire, della regione, ma di prevenire eventuali disastri che il cambiamento climatico può portare. I nuovi vitigni a Bordeaux, infatti, sono stati definiti da Farges “uve accessorie“, e saranno ammessi un massimo di 10 a bacca scura e 10 a bacca bianca. Le uve da considerare sono generalmente varietà a maturazione tardiva, ha osservato Farges, a differenza, ad esempio, del Merlot (vitigno simbolo della regione), che matura relativamente presto e può essere particolarmente sensibile alla sovra-maturazione e quindi a livelli più elevati di zuccheri e alcol. I benefici dei nuovi vitigni a Bordeaux, oltre a una comprovata capacità di far fronte a condizioni climatiche più calde, sono anche una buona resistenza naturale a malattie specifiche, come la muffa grigia e funghi, ricchezza di tannini e terpeni per compensare struttura e profilo aromatico.
Ci saranno condizioni rigorose per l’uso dei nuovi vitigni a Bordeaux: infatti Le Syndicat Viticole des AOC ha deciso che ogni proprietà sarà limitata alla coltivazione delle nuove uve in appena il 5% dei suoi vigneti e in ogni vino prodotto le nuove varietà non saranno permesse in più del 10% della miscela. Interessante, e forse controverso, le uve non saranno elencate sulle etichette, una decisione volta a preservare l’identità di Bordeaux in quanto accetta provvisoriamente “estranei”. Solo negli ultimi due anni le bottiglie bordolesi hanno iniziato ad elencare le varietà tradizionali come Cabernet, Merlot e Sauvignon Blanc, rendendo più facile per i consumatori sapere cosa stanno bevendo, mentre prima come da tradizione si scriveva solo la AOC di produzione.
Nuovi vitigni a Bordeaux: quali sono i prescelti
Per il momento sono stati proposti 7 nuovi vitigni a Bordeaux, alcuni francesi altri no, per la lotta al cambiamento climatico. Vediamo quali sono i prescelti e il motivo per cui sono stati selezionati tra tanti.
Per quanto riguarda i vitigni a bacca scura per ora sono stati considerati:
- Marselan, un incrocio tra Cabernet Sauvignon e Grenache, ben si adatta ai tempi di raccolta dei vigneti di Bordeaux ed è resistente al marciume e alla muffa; può dare vini ricchi di colore con tannini morbidi;
- Castets, un’uva coltivata nel sud della Francia, buona resistenza alla peronospora, alcol alto e bassa acidità, può dare vini dai colori intensi e adatti all’invecchiamento;
- Touriga Nacional, un vitigno di bandiera del Portogallo, usato anche per la produzione del Porto, presenta una buona resistenza a malattie fungine, ha tanti tannini, si adatta a creare vini corposi con sentori di frutta scura che possono guadagnare complessità nel tempo;
- Arinarnoa, un incrocio tra il Cabernet Sauvignon e il Tannat, germoglia tardi e questo lo proteggerebbe dalle gelate primaverili, buona resistenza al marciume grigio, può produrre vini strutturati e tannici con buona acidità naturale.
Per quanto riguarda i vitigni a bacca bianca per ora sono stati considerati:
- Petit Manseng, coltivato nel sud-ovest della Francia, resiste bene al marciume grigio, ha un’alta acidità;
- Alvarinho, tipico vitigno di Spagna e Portogallo, protagonista delle regioni Galizia e Vinho Verde, adatto per bianchi secchi con una buona acidità, porta con sé un profilo aromatico neutro;
- Liliorila, incrocio tra Baroque e Chardonnay, produce vini aromatici, ha una bassa acidità.
Probabilmente a seguito di altri studi potrebbero essere aggiunti alla lista altri vitigni, ma come abbiamo visto il tetto è fissato a un massimo di dieci. L’autorità nazionale di appellazione della Francia, INAO, deve ancora dare l’approvazione finale al piano, ma l’introduzione di nuovi vitigni a Bordeaux è – tra le altre – una mossa potenzialmente innovativa per combattere gli effetti del cambiamento climatico. Bordeaux (ricordiamo che per ora si contemplano solo le AOC Bordeaux e Bordeaux Superieur e non i villaggi specifici) ha stabilito così un precedente in Francia.
Relatore per Degustibuss regione Campania, in possesso del secondo livello WSET, Sommelier AIS. Laureata in Culture digitali e della Comunicazione nell’Università Federico II di Napoli, ha fatto della sua passione un lavoro unendo gli studi all’amore per la sua terra e per il vino. Si occupa di comunicazione digitale nel settore enogastronomico. Ha collaborato con diverse associazioni, cantine e locali sul territorio per la realizzazione di eventi e degustazioni con l’obiettivo di promuovere i vitigni e i vini campani.