Un vino tra i più cari in assoluto, sia per costo sia a livello “affettivo”. Nel senso che il Brunello di Montalcino è un vino amato e richiesto, per il suo pregio e le sue caratteristiche uniche; e, forse, anche un po’ come status symbol, dato che si tratta di uno dei vini italiani più rinomati al mondo e portarlo in tavola è sempre un simbolo di esclusività.
Ma chi, veramente, conosce bene la storia, le particolarità e i costi di questo vino?
Le bottiglie di Brunello, da Montalcino in tutto il mondo
Sono circa 9 milioni le bottiglie che nel 2016 hanno varcato la soglia delle cantine di Montalcino e dintorni, per andare in oltre il 70% al di fuori dei confini nazionali (un 30% negli USA, il 20% in Europa e sempre più in ascesa nei paesi asiatici).
Anche in Italia, ovviamente, il Brunello di Montalcino rappresenta un vino richiesto, con un costo a partire da 20 euro a bottiglia nel caso di Brunello di annata. Se in molti acquistano questo vino per portarlo in tavola, in enoteca non sono in molti a richiederlo dato che il costo al bicchiere è piuttosto alto e solo gli intenditori osano pur di assaggiarlo.
Il Brunello di Montalcino vanta un successo incredibile, anche e soprattutto per le sue caratteristiche, perfette per appassionati della degustazione vino, esperti sommelier e amanti degli accostamenti d’eccellenza in tavola.
Dal Sangiovese, nasce la delizia del Brunello di Montalcino
L’obbligo di produzione solo dal vitigno Sangiovese, il più coltivato in Italia, rende questo vino raffinato e fresco, dotato di una pienezza di corpo.
Coltivato solo nel territorio comunale di Montalcino, in Toscana, presenta uve allevate col sistema del cordone speronato (potatura corta a 2 gemme dei cornetti a ceppo).
La scarsa resa per ettaro di questa tecnica di viticoltura, lo rende un vino pregiato e raro. Se ne ricavano, infatti, massimo 80 quintali di uva per ettaro, seguendo il disciplinare del Brunello del Montalcino.
Tra le principali particolarità del Brunello c’è il lungo affinamento, che ne determina il colore rosso rubino brillante. Un vino toscano e pregiato dai profumi intensi, persistenti e complessi con dei sentori di frutti rossi, sottobosco, terra, aromi speziati dei legni di affinamento. Un gusto armonico e raffinato, che presenta un bilanciamento tra la ricca struttura e la freschezza acida (acidità minima di 5 grammi per litro).
Si arriva anche ai 13,5° di gradazione alcolica, e il Brunello di Montalcino consente quindi un’esperienza di gusto intensa e ricca di sfumature di sapore.
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Il terreno del Brunello di Montalcino
Le sue caratteristiche organolettiche derivano dalla posizione e dalle peculiarità terrestri di Montalcino, collinare in prevalenza, ai confini con la Val D’Orcia, la val d’Asso e la val d’Ombrone. La collina di Montalcino presenta dei terreni con caratteristiche mutevoli per costituzione, e non è quindi semplice generalizzare le tipologie del territorio che danno vita al Brunello.
Alcune aree sono ricche di calcare, altre presentano più argilla, con una presenza più o meno marcata di scheletro costituito da scisti (rocce) argillosi di alberese e galestro. Alcune zone sono formate, inoltre, da terreni frutto di detriti alluvionali di ere geologiche differenti.
Il clima mediterraneo e mite presenta precipitazioni principalmente nei mesi autunnali e primaverili, con qualche nevicata sopra i 400 metri ma con una protezione naturale del Monte Amiata rispetto a grandinate o nubifragi. Scarse sono le gelate o le nebbie, il vento è ottimale e le belle giornate, molto frequenti, favoriscono la maturazione completa dei grappoli di Sangiovese.
Di certo il Brunello di Montalcino può anche variare a seconda delle zone collinari oppure nelle valli e alcuni microclimi danno vita a varianti diverse, delle varie aziende agricole. Il territorio più alto è il Poggio della Civitella a 661 metri di altezza, al centro di Montalcino.
Il disciplinare di questo vino ha subito nel tempo delle modifiche, con nuove regole di produzione che rendono il Brunello di Montalcino ancora più ricercato, con un periodo di affinamento in legno minimo di due anni e l’immissione sul mercato dopo 5 anni dalla vendemmia e dopo 6 anni per la Riserva. In ogni caso si può chiamare Brunello di Montalcino solo il vino prodotto e imbottigliato nel comune di Montalcino, seguendo le regole per la denominazione di origine controllata (DOC) già attiva negli anni Sessanta – il Brunello fu il primo vino italiano ad avere la DOCG – Denominazione d’Origine Controllata e Garantita nel 1980, con due vini a denominazione d’origine, il Brunello e il Rosso di Montalcino.
Perché è così ricercato e amato come vino da pasto
si tratta di un vino eccellente per gli abbinamenti con le carni rosse e la selvaggina, gli accostamenti con funghi e tartufo. Piatti strutturati che si abbinano al top con il Brunello di Montalcino dal profumo intenso e secco, privo di asprezze, austero.
Un vino nobile che ben si accosta anche con formaggi come il pecorino toscano, il gorgonzola, il parmigiano reggiano e le tome stagionate.
Il successo all’estero del Brunello di Montalcino si deve anche all’accostamento ottimale con i piatti della tradizione internazionale a base di carne e anche come vino da meditazione.
Le grandi annate, che si trovano all’apice delle produzione vitivinicola toscana, sono infatti consigliate anche per la degustazione vini al di fuori del pasto.
Il “marchio” Montalcino, unisce la tradizione di questi luoghi della Toscana dal punto di vista sia enologico che gastronomico, posizionando sul mercato anche prodotti tipici del territorio da abbinare alla degustazione vino.
Produttori e annate del Brunello di Montalcino
Dal dopoguerra ad oggi, le migliori annate sono state: 1945, 1955, 1961, 1964, 1970, 1975, 1985, 1988, 1990, 1995, 1997, 2004 – giudicate a 5 stelle.
I produttori sono circa 250, e corrispondono per la maggior parte anche agli imbottigliatori, lavorando su un territorio di circa 3.500 ettari complessivi del comune, di cui 2.000 di Brunello di Montalcino. Il restante territorio è dedicato a Rosso, Moscadello, Sant’Antimo DOC, IGT.
Esistono anche aziende con meno di un ettaro (il 22% circa) mentre solo l’1% delle aziende presenta una dimensione di oltre i 100 ettari. Il giro d’affari, che si aggira intorno ai 150 milioni di euro annui, è veramente la dichiarazione dell’eccezionalità del Brunello di Montalcino, che rappresenta ormai un investimento di alto livello, dato che un ettaro di vigneto presenta una quotazione di circa 350.000 euro minima, uno dei valori più alti nel mercato dei fondi vitivinicoli.
Molti sono i premi vinti da questo vino, le menzioni e gli elogi dei maggiori sommelier. Tra i produttori e le cantine più titolate ci sono la Cerbaiona (premio Gambero Rosso Slow Food al Brunello di Montalcino 2001), Biondi Santi, Collemattoni, Donatella Cinelli Colombini, il Palazzone, La Fortuna, Friggiali, Casanova di Neri, Poggio di Sotto, Lisini, Il Poggiolo, La Rasina.
La stella più celebre, che rappresenta i 10 Tre Bicchieri del Gambero Rosso è stata data a Casanova di Neri e Castello di Banfi. Un territorio stra-premiato che ha visto alla ribalta anche aziende come Franco Pacenti, Canalicchio, Costanti, Fuligni, Siro Pacenti, Ciacci Piccolomini d’Aragona, Salvioni, Solaria, Uccelliera e Salicutti nella guida Vini d’Italia de L’Espresso.
L’Associazione Italiana Sommeliers – Bibenda ha aggiunto ai nomi più celebri anche l’azienda Pian delle Vigne e Pieve Santa Restituta, Tenute Silvio Nardi, anche se tante sono le realtà che costellano il territorio più premiato d’Italia per l’eccellenza dei vini grazie al Brunello di Montalcino.
Un simbolo del Made in Italy nel mondo che è stato riconosciuto anche come miglior vino al mondo da Wine Spectator – primato dell’enologia italiana che è spettato alla Casanova di Neri, in grado di posizionarsi tra i primi 12 vini del Novecento con il Brunello di Montalcino Riserva Biondi Santi del 1955.
L’immagine del Brunello è talmente forte, ormai, che molti VIP l’hanno scelto per le loro serate o per le cene ufficiali di altissimo livello.
Una curiosità: tra i migliori vini del territorio, c’è anche il Toscana IGP 2009 Case Basse di Soldera (di Gianfranco Soldera), un Brunello ma non etichettato come tale, ma che rappresenta uno dei pochi vini italiani con altissimo posizionamento e costo sul mercato vitivinicolo.