Un legame inevitabile tra Inghilterra e Francia
Vi sono legami inevitabili storicamente tra le varie dinastie Inglesi e Francesi, lotte di potere che hanno legato (o diviso) i due regni tra il 1300 ed il 1400, e due grandi guerre che segnano l’assetto economico, sociale e politico dell’Europa: la guerra “dei cent’anni” e quella “delle due rose”. Ha inizio così un legame di sottile parentela, che inevitabilmente lega questi due paesi, che da un punto di vista geografico sembrano lontani anni luce, ma che in realtà riescono a trovare un punto di incontro interessante versa la metà del 1600, dopo aver iniziato a mettere a punto (o quasi) la tecnica di rifermentazione e produzione di vini, provando a farli sempre più leggeri ed eleganti, e sempre più chiari e puliti: ci vorrà del tempo ma si è sulla giusta strada.
La vera nascita della tipologia specifica di vino che fino ad un punto della storia veniva chiamato “vino dal bollore interrotto” avviene solo grazie all’introduzione dell’uso delle bottiglie di vetro (circa da dopo la metà del 1600) messa a punto in Inghilterra con una tecnica di lavorazione del vetro che consentì di produrre bottiglie su larga scala: erano dei contenitori costosi, ma erano quelli giusti per quello che sarebbe diventato il vino più famoso, ed in certi casi, più costoso del mondo. Solo dopo il 1675 sempre in UK venne perfezionato l’uso di ossido di piombo per rendere le bottiglie più resistenti all’anidride carbonica e agli sbalzi termini, e soprattutto evitando di farle esplodere.
Da qui i commercianti inglesi dei vini di pregio furono i primi ad imbottigliarli per importanti compratori: poiché allora per legge dalla Francia il vino non poteva essere esportato se non in botte, si dovrà aspettare la seconda metà del ‘700 per poter imbottigliare in Francia, perfezionare le tecniche per far rimanere le bolle fini, e pulite, e consacrare il mito del vino preferito alla corte del Re di Francia e della nobiltà francese. Nasce così tra errori, sperimentazioni, commercianti di vino inglesi, amanti della perfezione e del buon vino, il mondo delle bollicine e del metodo di produzione chiamato Champenoise: nasce si nel nord della Francia, specificatamente nella Champagne, ma senza l’intuito inglese forse non si sarebbero raggiunti certi risultati.
Storia di una bolla in costante evoluzione
Affacciati sulla Manica, nella contea a sud est di Londra c’ è un territorio poco lontano dal mare, dove duemila anni fa i romani coltivavano la vite e producevano vino. Il Sussex oggi è ampiamente coltivato come vigneto, in sinergia perfetta con un territorio verde e un terreno simile quello della Champagne creando così le condizioni ideali per la produzione di sparkling wine inglesi di qualità. Nei nostri percorsi e testi vi abbiamo già raccontato qualcosa su questa zona ancora poco conosciuta, ma qui andrei nel dettaglio del territorio, della storia, e dei meravigliosi accostamenti gastronomici che questo territorio offre.
Denominazione ufficialmente riconosciuta del Giugno del 2022 con l’assegnazione della Sussex Sparklin Wine DOP, ha raggiunto anche in questa zona uno “status” protetto, con minimi di affinamento di 9 mesi che passeranno (forse) a 18 mesi, sotto il marchio Great British Classic Method. Paesaggi pittoreschi, e storie di vigne che risalgono all’epoca romana, varietà di vitigni e stili di vino intorno alla città di Brighton con il suo pittoresco lungomare, dove ci si può fermare per degustare varietà diverse di bollicine e un piatto di Fish&Chips da condividere.
I vitigni più coltivati da queste parti riprendono le varietà internazionali che meglio si prestano alla produzione di metodo classico, come Chardonnay, Pinot Noir, e Pinot Meunier, dagli stili più cremosi a quelli più verticali, dai profumi di mela verde e agrumi, a quelli più di crema di limone e brioches. Ma vi sono varietà ammesse oltre a queste più rinomate, come il Pinot Noir Précoce (chiamato Frühburgunder bacca nera proveniente dalla zona tedesca dell’Ahr), Pinot Blanc e Pinot Gris per le bottiglie destinate ad essere DOP, mentre nelle generiche IGP si includono altre varietà come l’incrocio Sayval Blanc (bacca bianca).
Così per la prima volta gli ingegnosi inglesi, sempre pronti a conquistare un territorio e creare vini famosi nel mondo come i vini fortificati già raccontati nei nostri viaggi del vino, nati per “sopravvivere” alle lunghe navigazioni oceaniche come Marsala, Madeira, Porto e Sherry, creano così un marchio tutto loro, prodotto e imbottigliato in UK che raggiunge vette di eccellenza e pregio nel complicato mondo del Metodo Classico. Nelle Terre vergini circondate da boschi praticamente incontaminati, l’Inghilterra con gli spumanti metodo classico sfida lo Champagne, e grazie anche al contributo di qualche italiano che lavora bollicine in Oltrepò Pavese, si contribuisce alla continua evoluzione di queste bolle promettenti: ebbene sì perché molte vigne devono ancora essere impiantate e molte ancora entrare in produzione, un’evoluzione che ci aspettiamo ancora per i prossimi 15/20 anni.
Alla base del suolo dei migliori spumanti inglesi c’è anche qui la stessa componente che troviamo nella Champagne della Cote des Blanc, ovvero il gesso, quella componente del suolo bianca e minerale, tale da rendere unico quel sentore di sapidità, salinità, e note salmastre che fino ad oggi si trovavano nei calici di Champagne e che nel futuro, chissà molto vicino, inizieremo a trovare anche nei calici di spumanti provenienti da Buckingham Palace.
Fish&Chips e Bollicine
Chi sostiene che il cibo inglese non esista, si sbaglia di grosso, e come la loro bravura nel mondo del vino ha portato a eccellenti risultati, anche per il cibo esiste una tradizione antica culinaria di tutto rispetto, e se si vuole conoscere si deve provare ad ampliare la mente e capire che in certi piatti si ritrovano radici coloniali antiche e mix di culture tra Asia, India e Nord America, molto interessanti e saporite. Il viaggio in Inghilterra merita almeno una volta un assaggio del Full English Breakfast, una vera istituzione composta da uova cucinate in tutti i modi, strapazzate, all’occhio di bue e/o in camicia, bacon croccante, salsicce, fagioli con salsa grave, pomodori grigliata e funghi champignon, accompagnato con pane tostato, cereali, marmellata, e una tazza di tè o caffè, da accompagnare con un calice di bollicine non troppo strutturate ma ottime per sgrassare la parte più corposa di questo tipico piatto.
Tra le altre colazioni rinomate, c’è il Porridge, che però si accompagna solo con il latte, perché i fiocchi d’avena si fanno bollire nel latte e arricchire di vari ingredienti come la frutta secca ad esempio. Questa colazione del campione è diffusa soprattutto tra gli amanti del fitness essendo molto proteica. Il piatto che proviene proprio dalla città di Brighton è il Fish&Chips, che essendo una città di mare regala merluzzo fresco a volontà.
Il merluzzo viene preparato con una spessa panatura che rende croccante il fritto, da servire rigorosamente con patatine fritte: un ottimo inizio cena da sgrassare inevitabilmente con un calice di bolle inglesi. L’altro piatto tipicamente inglese ed estremamente saporito è il Sunday Roast, appuntamento della domenica nelle famiglie inglesi, o da condividere con gli amici: un arrosto roast beef con patate arrosto oppure con purea di patate accompagnato da Yorkshire pudding e verdure.
Se si vuole accompagnare il pranzo con una bolla più strutturata? Sarebbe l’ideale visto che questo piatto così ricco, gustoso e saporito necessita di essere sgrassato da un lato, ma anche accompagnato dalla struttura di bolle che fanno affinamenti sui lieviti più prolungati, in modo tale da reggere il confronto con la parte corposa e cremosa del piatto.
Sempre con stoviglie e piatti in valigia, sicuramente da assaggiare sono le Shepard’s Pie e le Jacked Potatoes: la prima è una torta composta di vari strati, da una base di carne macinata e fritta con verdure su cui viene adagiato uno strato di purea di patate. Differenziamo la nomenclatura: se di manzo è la Cottage Pie se di pesce Fisherman’s pie; il secondo piatto succitato invece è composto da patate cotte al forno con pelle croccante e cuore morbido, da servire con burro (o margarina) e farcito con tonno e maionese, formaggio ed insalata di cavolo.
Infine, sempre per non farci mancare nulla di sostanzioso da sgrassare con bollicine salmastre e strutturate del Sussex, salsicce del Cumberland servite con purè di patate, chiamate Banger and Mash, oppure la frittata nata sfruttando e recuperando le verdure avanzate del giorno precedente, (tra cavoli, patate, carote, fave e cavolini di Bruxelles) chiamata Bubble and Squeak, una perfetta combo di sapori e verdure locali ovviamente da assaporare con una bolla fresca e croccante.
Una varietà di piatti e culture, dallo speziato al piccante passando per il sostanzioso e creativo utilizzo di verdure locali, magari da assaporare tra le campagne inglesi con un calice di “sparkling wine” e un camino acceso.
E voi avete già visitato e assaporato queste prelibatezze ancora ignote?
Vi consiglio un weekend lungo tra vigneti, boschi, camini e pub tipici, che forse oltre che la birra inizieranno ad avere varietà di bollicine locali tutte da degustare anche negli inverni più rigidi o negli autunni gialli e colorati.
Cheers!
Barbara Costantino
Formatore Sommelier