Rinomati in tutto il mondo, i vini del Piemonte riservano sempre qualche bella novità tra produzioni e annate, ma soprattutto oltre al “Re” Barolo, diversi altri vitigni regalano soddisfazioni massime agli amanti della degustazione vini e a chi desidera abbinare alle pietanze in tavola, delle bottiglie di vini di distinzione o, meglio ancora, pregiati.
Barbera e Dolcetto fanno parte di una categoria di vini piemontesi noti per le loro ottime caratteristiche di accostamento in tavola, e si può pensare ad un percorso eno-gastronomico mirato a conoscerli meglio, gustandone le bontà e le peculiarità…
Il Barbera, o la Barbera?
Prima di tutto, affrontiamo un’annosa questione, questa del “sesso dei vini”, che nel caso della Barbera da noi indicato al femminile, è frutto di fattori diversi. Il genere nasce dalla tradizione linguistica e se gli esperti di vino e i sommelier dicono “la” Barbera (come per la vernaccia e la bonarda) secondo l’uso locale piemontese e le indicazioni di alcuni letterati (Pascoli, Carducci, Soldati), la maggior parte dei consumatori non piemontesi, però, usa il maschile.
In ogni caso, questo vino rappresenta un prodotto del vitigno piemontese per eccellenza, il più diffuso nel territorio, che predilige terreni argillosi, profondi ma poco fertili. Deriva da un’antica tradizione storica, dato che le prime testimonianze della coltivazione risalgono alla fine del Settecento, ma probabilmente alcune descrizioni della fine del Quattrocento, già rimandano alla Barbera, indicata come grisa o grisola (uva grigia).
La sua coltivazione è dominante nel territorio di Monferrato e di Asti ma, oltre al Piemonte, la Barbera è diffusa anche nei colli piacentini, quelli bolognesi e di Parma, nell’Oltrepò pavese e… in California e Sud America! Già, perché alcuni viticoltori dal Piemonte la portarono anche nel nuovo continente, dove si è ben adattata: la Barbera non teme climi con molto vento o siccità, ma le nuocciono le gelate.
Barbera d’Asti, Monferrato e d’Alba: la trinità del gusto
Le uve Barbera donano ogni anno la possibilità di produrre questi vini, dotati di caratteristiche similari ma anche di personalità differenti. Si va dalla Barbera d’Asti DOCG, che possiede il 90% del vitigno e massimo 10% di altri vitigni a bacca nera della regione, alla Barbera del Monferrato DOCG, dove il vitigno è all’85% e si unisce a Grignolino, Dolcetto e Freisa in proporzioni differenti fino al 15%. La Barbera d’Alba, invece presenta stesse percentuali tra Barbera e Nebbiolo al massimo 15%, un vino dedicato a chi ama questi pregiati vitigni piemontesi.
È presente poi il Piemonte Barbera, anch’esso minimo 85% Barbera e massimo 10% di altri vitigni a bacca nera non aromatici della regione.
Oltre alla Barbera dalla bacca rossa, esiste anche la varietà autoctona piemontese della cosiddetta Barbera Bianca, definita anche Bertolino o Peisìn, coltivata solo da alcune aziende agricole nel territorio di Acqui Terme, Ovada e Alessandria – una rarità custodita gelosamente e che andrebbe sicuramente provata!
Caratteristiche e abbinamenti della Barbera
La Barbera è generalmente un vino con elevata acidità, ma con varianti sia di vino fermo che vivace, rosso rubino intenso tradizionalmente, ma anche rosato.
I sentori di questo vino sono fruttati specie nelle versioni della Barbera giovane, dove frutti rossi e aromi floreali si faranno più speziati e complessi durante l’invecchiamento – in particolare l’invecchiamento in legno, che dona complessità di aromi, eleganza e armonia, sia nelle botti grandi di tradizione che nelle piccole barriques francesi. Di facile bevibilità, al palato dona un sapore non troppo intenso né strutturato, morbido anche per la scarsa presenza dei tannini.
Se nella tradizione la Barbera era un vino da pasto semplice, ad oggi molte produzioni sono considerate d’eccellenza, vini pregiati nel panorama vinicolo piemontese. Se gli abbinamenti più indicati sono quelli con le carni, i piatti dolci e quelli grassi come formaggi di media stagionatura, crostini con prosciutto o salumi, piatti a base di tartufo.
Le carni più rinomate negli accostamenti colla Barbera sono l’arrosto di manzo, il bollito, le salsicce, il vitello tonnato, la bagna cauda, il pollo alla cacciatora, la tartare di manzo. Tra i primi piatti, da prediligere i sughi a base di carne, o con formaggi come sapori predominanti. Nei casi in cui si stappa una Barbera frizzante, si può proporre per un aperitivo con tartine e salumi…
Ti invitiamo, alla fine della lettura di questo articolo, a visitare la pagina del nostro
CORSO DEGUSTAZIONE VINO
attivo su oltre 20 città italiane, riconosciuto a livello internazionale e strutturato su un percorso di 2 livelli.
Il corso con processo formativo realizzato in conformità alla Norma Internazionale UNI EN ISO 9001:2015.
Il Dolcetto d’Alba, rubino dal cuore
L’altro vino piemontese, oltre alla Barbera, che desideriamo proporre è quello che deriva dalle dolci colline delle Langhe, tra le province di Asti e Cuneo. Filari di vitigni dedicati a tante produzioni vitivinicole diverse, vedono vicini Barbera, Barolo, Dolcetto, e diversi altri vini.
Il primato del Dolcetto, però, è quello di essere un vino di larga diffusione a tavola in questa zona, una produzione di vino rosso, che nella sua versione DOC lo vede prodotto con uve al 100% del vitigno corrispondente – una pianta che predilige terreni calcarei marnosi sulle colline delle Langhe, e riesce a maturare anche oltre i 700 metri.
La zona di coltivazione e produzione deve essere circoscritta ad alcuni comuni di Cuneo e a quello di Coazzolo, in provincia di Asti.
La storia di questo vino parte anch’essa da una tradizione vitivinicola antica, da secoli di produzione e consumo durante i pasti dei piemontesi, e dei loro scambi con i vicini liguri. Dalla metà degli anni Settanta, la denominazione DOC del Dolcetto lo ha reso più riconoscibile anche all’estero e nel resto d’Italia, con una diffusione sempre maggiore.
Si tratta di un vino fresco, fruttato, dal gusto secco che presenta sentori di mandorla e una media componente di tannini. Il Dolcetto è un vino semplice e “schietto”, che dalla sua asciuttezza e modesta acidità si apre ad un retrogusto amarognolo, molto apprezzato a tavola nella combinazione con alcuni sapori, adattandosi a cibi diversi. Le versioni più fresche e beverine, però, si alternano ad alcune produzioni più strutturate ed evolute, versioni più corpose che vengono fatti invecchiare anche 6 anni, arrivando ad una maggiore complessità rispetto al Dolcetto di base.
Gli accostamenti del Dolcetto a tavola
Le sue caratteristiche organolettiche sono ottimali nell’accompagnarsi a prodotti tipici piemontesi, dagli antipasti di verdure del territorio e i salumi, fino agli abbinamenti con carni di manzo o vitello, risotti, pietanze a base di funghi, minestre di legumi. Non si tratta di un vino particolarmente “forte” come gradazione, visto che la media del Dolcetto d’Alba si attesta intorno agli 11,5 ° e sale solo in caso di invecchiamento, che dopo un anno lo rende un Dolcetto di denominazione Superiore.
Prima curiosità, il Dolcetto offre anche la possibilità di produrre una speciale marmellata, la cognà, da assaggiare assolutamente per gli estimatori di questi sapori piemontesi.
Seconda curiosità: le uve Dolcetto, secondo la tradizione, possiedono proprietà depurative, aiutano nella diuresi e decongestionano il fegato, dato che facilitano il drenaggio epatico e aiutano nelle pratiche lassative… insomma uve che fanno veramente bene alla salute!