Parlare di Chianti Classico? Non lo volevo fare perché lo trovavo scontato, pensavo non fosse il caso visto che è la Denominazione dell’azienda per cui lavoro attualmente, ma dopo un po’ di ripensamenti mi sono convinto, quindi eccoci qui a parlare di Chianti Classico DOCG, la più famosa denominazione italiana, nel cuore della Toscana, nella terra del Gallo Nero.
La Leggenda del Gallo Nero
Partiamo proprio dalla leggenda che ha portato il Gallo Nero ad essere il simbolo della attuale DOCG (ogni bottiglia di Chianti Classico deve obbligatoriamente portare questo marchio): durante il Medioevo, le città di Firenze e Siena combattevano una guerra sanguinaria tra di loro e per porre finalmente fine alle ostilità e delimitare i confini delle due repubbliche, si decise che un cavaliere per città avrebbe dovuto partire al canto del gallo.
Nel punto di incontro dei due cavalieri, proprio lì sarebbe stato tracciato il confine. Il cavaliere senese si affidò a un gallo bianco, mentre il fiorentino scelse un gallo nero, che cantò ben prima del sorgere del sole e gli diede un decisivo vantaggio, permettendo a Firenze di annettere quasi tutta l’area del Chianti e successivamente di sconfiggere Siena.
La Storia del Chianti
Saltando dalla leggenda alla storia, è dato di fatto che l’area del Chianti (oggi Chianti Classico) fu delimitata da Cosimo III, Gran Duca di Toscana nel 1716. Parliamo, quindi, della più antica delimitazione di una zona vitivinicola al mondo, che ha festeggiato con l’annata 2016 ben 300 anni, roba serissima insomma.
Oggi il Chianti Classico è un territorio di 70.000 ettari (7.200 vitati) nelle provincie di Firenze e Siena che comprende i comuni di Gaiole, Radda, Castellina, Greve e parte dei comuni di Barberino Tavarnelle, Castelnuovo Berardenga, Poggibonsi e San Casciano in Val di Pesa.
Non dobbiamo confondere il Chianti Classico con il Chianti DOCG, tutt’altra denominazione (che per usare un’iperbole, copre quasi tutta la Toscana), con altro disciplinare molto più lascivo qualitativamente e dove si produce un vino di fascia media, che non ambisce alle vette premium e super premium dei migliori Chianti Classico.
Il Chianti Classico
Il Chianti Classico è un vino rosso di corpo frutto di un uvaggio, ovverosia un taglio di più varietà di uve a bacca rossa, la più importante delle quali è il vitigno italiano per antonomasia: il Sangiovese.
- Sangiovese Grosso a Montalcino;
- Prugnolo Gentile a Montepulciano;
- Morellino a Scansano
Questa varietà ha fatto la storia enologica della Toscana (e dell’Italia) ma in Chianti Classico ha più che altrove trovato la capacità di adattarsi a un territorio dalle tante sfumature geologiche e pedo-climatiche, dando vini con profili diversi ma legandosi indissolubilmente con meritato orgoglio al patrimonio chiantigiano, sin dai tempi dove era localmente conosciuto come Sangioveto.
Il Sangiovese
Il Sangiovese non è una varietà facile: germoglia presto, esponendo la pianta al rischio di gelate primaverili, e matura tardi, facendo letteralmente pregare i produttori per scongiurare le piogge o la grandine in vendemmia.
La sua fascia ottimale in Chianti Classico è sempre stata tra i 200 e i 550 metri di altitudine, con esposizioni ottimali sud, sud-est dove viene favorita la piena maturazione in una stagione vegetativa così lunga, ma il riscaldamento climatico ha visto esplorare sempre più altitudini maggiori (vedi Lamole) e zone meno esposte.
Una varietà che trova giovamento da suoli friabili e sciolti di matrice argilloso/calcarea, ed eccelle in particolare sul caratteristico Galestro: suolo frutto della solidificazione stratificata di argille calcaree in forma scistosa, che dona al Sangiovese struttura, tannica e acidità.
Il Sangiovese è di per sé molto vigoroso e tende di per sé a produrre in quantità: sta all’attenzione del viticoltore operare sulla canopy per evitare l’ombreggiamento o ridurre le rese in fase di potatura e vendemmia verde con lo scopo di migliorare la concentrazione del frutto e la qualità.
Chianti Classico DOCG: ricette storiche e Disciplinari
Il Chianti Classico è storicamente frutto di un taglio di diverse varietà di uva. La ricetta del Barone Ricasoli del 1874 era la seguente: 7/10 di Sangiovese, 2/10 di Canaiolo, 1/10 di Malvasia o Trebbiano. Ben due varietà a bacca bianca!
L’innovazione di alcuni valorosi produttori, fermamente contro quello che era visto a ben donde come un taglio da vino semplice, ha portato dopo diverse dispute (iniziate negli anni 70 e finite da inizio 2000) a bandire l’antica formula Ricasoli, spostando l’attenzione verso un taglio da bacche rosse con maggiore struttura ed importanza, con il Sangiovese a dominare la scena.
Il disciplinare attuale prevede 80% di Sangiovese (in pratica la maggior parte dei produttori si attesta sul 90%), con il restante 20% che vede l’impiego o di varietà autoctone (Canaiolo, Colorino) o Internazionali (Merlot, Cabernet Sauvignon, Syrah). Un disciplinare che si distingue particolarmente nel panorama italiano per la sua rigidità a livello viticolo: le rese per ettaro consentite, frutto di una media di impianto di 4400 ceppi/ettaro sono 75 quintali (2 kg per pianta!), dato ben al di sotto della maggior parte delle altre DOCG, per esempio del Brunello di Montalcino.
Differenza tra Annata, Riserva e Gran Selezione
La piramide qualitativa del Chianti Classico vede 3 diverse tipologie, rispettivamente in ordine crescente:
- Annata;
- Riserva;
- Gran Selezione.
Il Chianti Classico Annata è il vino più giovane che difatti può essere immesso sul mercato 1 anno dopo la vendemmia e generalmente si presenta con un frutto più frontale e una beva più facile, con accenni di legno leggeri.
Il Chianti Classico Riserva prevede 2 anni di affinamento (almeno 3 mesi di bottiglia) ed è quindi un vino dal corpo più spallato, con note di affinamento che corroborano il frutto più maturo.
La Gran Selezione è il livello qualitativo più alto, introdotto dal Consorzio nel 2013 al fine di “premiumizzare” ulteriormente la denominazione: deve provenire da un singolo vigneto o da una selezione delle migliori vigne di proprietà con 30 mesi di affinamento minimo. Qui frutto, speziatura e note di affinamento si fondono in una finezza che deve esaltare un potenziale di invecchiamento importante.
Da segnalare che il Consorzio sta continuando a dibattere nella direzione dell’inserimento delle sottozone chiave in etichetta, per la felicità di tanti (tra cui il sottoscritto) ma purtroppo non di tutti, osteggiato chiaramente dai grandi imbottigliatori. Speriamo non si risolva tutto sotto il principio dell’Ubi Maior ma prevalga il buon senso dell’espressione territoriale tanto cara ai francesi che non può che giovare ad un territorio così storico ma con ancora larghi margini di miglioramento.
Degustazione del Chianti Classico
Dal Video: Ciao Amici di Degustibuss, degustiamo insieme oggi un Chianti Classico, che riconosciamo dal simbolo del gallo nero.
Siamo nella Toscana centrale nella zona più storica e antica del Chianti, e andiamo a degustare partendo dall’analisi visiva. Un rosso rubino di media intensità, un bell’impatto al naso con le prime note di marasca, note di rosa e di sottobosco, note anche di legno.
Per poi concludere con un assaggio, un vino sicuramente secco, con un bel tenore alcolico e un tannino molto ben definito, maturo, ben integrato nella struttura del vino, che andrà ad evolversi nella sua maturazione.
Un vino che sicuramente è fatto dal legno nella botte grande, e che va ad inserirsi tra i migliori vini italiani con la sua DOCG.
Valentina Porretta Merolli
Wine Educator
Assaggi consigliati
Chianti Classico DOCG Gran Selezione Vigna Del Sorbo – Fontodi
Forza, spalla, opulenza, persistenza per un vino che ha spostato davvero in alto l’asticella negli ultimi 30 anni. Epitomo dell’importante struttura dei Chianti Classico di Panzano.
Chianti Classico DOCG Berardenga – Fèlsina
Fruttato e floreale. Un’espressione di Chianti Classico leggiadra e vellutata da questa solida e storica azienda, dai suoli di quarzo e alberese di Castelnuovo. Un vino complesso ma fruibile.
Chianti Classico DOCG Gran Selezione Il Poggio – Castello di Monsanto
Il Primo singolo vigneto nella storia della denominazione. Vive della vibrante struttura acida data dal Galestro di San Donato in Poggio. Un vino da aspettare, che ha dimostrato il potenziale di invecchiamento del Chianti Classico.
Chianti Classico DOCG Baruffo – Cantalici
Gaiole in Chianti, un’azienda giovane ma con le idee chiare che si sta affermando con dei prodotti di eccellenza assoluta e molto territoriali. Lo stile è robusto, concentrato e sanguigno come tipicamente i Chianti Classico della sottozona sanno essere. Chapeau!
Chianti Classico DOCG Riserva Le Vigne – Istine
Freschezza, eleganza, bevibilità. Da un insieme di appezzamenti caratterizzati da elevata altitudine, un Chianti Classico Riserva che sa entrare con notevole complessità per poi allungarsi con una pulizia agrumata notevole.

Quindici anni fa iniziava il suo viaggio nel mondo vitivinicolo con l’iscrizione ad Enologia e Viticoltura. Viaggio che lo ha portato in molti angoli del mondo. Non solo un lavoro, il vino, ma una passione totalizzante, nutrita con corsi sommelier, corsi WSET e tante, tante bottiglie.
Ama pensare al vino come un mezzo estetico per portare avanti il grande umanesimo di stampo contadino, che Gabriele considera vero fondamento della cultura italiana.