Per gli amanti di questo vino, dai sommelier a chi ama le degustazioni di vini in generale, è sempre importante saperne di più sulle tante cantine e produzioni del territorio. Per scegliere al meglio la bottiglia migliore, la più ricercata o, semplicemente, una nuova scoperta in enoteca!
Per questo, bisogna capire qual è l’origine della Falanghina e il suo successo, dovuto anche a delle caratteristiche uniche, che le migliori cantine sanno ben sfruttare…
Dove nasce la Falanghina, il vitigno e l’antico Falerno
Il vitigno da cui nasce la Falanghina è un vitigno campano a bacca bianca molto antico, originario della zona del beneventano. La sua diffusione in terra campana, come quella di altri vini della stessa zona (ad esempio il Coda di Volpe e il Greco) risale probabilmente al I secolo avanti Cristo. Un vino antico, che ci riporta a coltivazioni millenarie e che fino agli anni Ottanta veniva coltivato principalmente nei comuni di Bonea e di Benevento, alle pendici del Taburno e in alcune aree dei Campi Flegrei. Da qualche decennio, invece, il vitigno della Falanghina si è diffuso ormai con grande successo, in termini di produzione e di qualità, anche nella zona di Sant’Agata dei Goti.
L’antichità di questo vitigno si esprime anche nell’origine del nome Falanghina: è incerta, ma due sono le ipotesi principali che ne illustrano la provenienza. La prima vuole che ‘Falanghina’ rechi ancora con sé l’origine del suo genitore, il Falerno Bianco, antico vino campano già conosciuto all’epoca dei Romani, l’altra vuole, invece, che il nome provenga dall’antico uso (ancora in voga nella zona dei Campi flegrei) di travi di legno le cosiddette ‘falanghe’ per sostenere le viti.
Quali sono le caratteristiche del vitigno.
Quello della Falanghina è un vitigno forte e vigoroso, che garantisce di solito una buona produttività.
Il terreno di coltura nel quale si esprime al meglio è sicuramente quello dotato di clima mite, ma secco, cioè il territorio collinare. Raggiunge la piena maturazione intorno alla metà di settembre, donando ampi e ricchi grappoli. Dotato di una forte adattabilità a vari territori e climi, rende possibile la coltura del vitigno della Falanghina anche in altre regioni d’Italia come in Sardegna, nel Lazio, in Calabria, nelle Marche.
Proprio a causa dell’antichità e della diffusione del vitigno, molte sono le varietà che rappresentano questo vino e non è sempre facile muoversi in questo vero e proprio labirinto di produzione enologica, basti pensare che dal vitigno della Falanghina prendono nome oltre 800 marchi di vini DOC.
Le piccole coltivazioni, le vinificazioni sempre più attente e curate hanno reso nel tempo questo vino, un vino di alta qualità, amabile principalmente per il suo profumo e per la sua freschezza. Per districarci, dunque, all’interno della poliedrica produzione enologica della Falanghina campana, distingueremo le due varietà più importanti di questo vitigno: quella del napoletano, della zona vulcanica dei Campi Flegrei e quella collinare del beneventano della zona del Sannio.
La prima differenza che corre tra i vitigni del napoletano e quelli del beneventano riguarda la forma del grappolo e dell’acino: il grappolo del beneventano è alato e ha l’acino un po’ oblungo, invece il grappolo flegreo presenta una figura a cono con un acino a forma sferica.
La Falanghina di entrambe le varietà presenta un colore paglierino, con degli aromi floreali e fruttati e sfumature di mineralità causate dai terreni di coltura, quasi sempre di origine vulcanica. Già, da questa prima distinzione, spicca la differenza tra i territori dove il vitigno della Falanghina trova la sua coltura: la zona del napoletano, dei Campi Flegrei è una delle zone più popolate d’Europa, per contro la zona del beneventano, del Sannio è una zona poco abitata, poco urbanizzata.
Salta all’occhio anche il territorio riservato alla coltura di tali vitigni: nella zona dei Campi flegrei gli ettari dedicati alla Falanghina non sono più di trecento, mentre nella zona del beneventano si va oltre i 2500 ettari. Ma non sono certo le questioni di quantità delle colture o di densità demografica a definire la differenza tra queste due varietà della Falanghina.
La differenza risiede, invece, in maniera più determinante nelle caratteristiche geografiche e climatiche dei terreni di coltura. I vini prodotti con le uve dei vitigni delle aree più interne e collinari sono di solito più caratterizzati da sentori floreali con note balsamiche e mentolate, mentre quelli prodotti a partire dalle vigne della zona della costa presentano sentori più fruttati, moderatamente agrumati e dotati spesso di un profumo di salsedine che richiama la vicinanza del mare.
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Territori e cantine più rinomate della Falanghina
Falanghina del Sannio
La zona di produzione del vino Falanghina del Sannio è circoscrivibile all’intero territorio della provincia di Benevento ed è divisibile principalmente almeno in cinque sottozone specifiche: la prima sottozona è quella del Solopaca, poi viene quella del Solopaca classico e poi ancora le sottozone del Taburno, di Guardia Sanframondi e di Sant’Agata dei Goti.
Tra le cantine migliori che producono la Falanghina del Sannio DOP vanno nominate senza ombra di dubbio le cantine di Sannio Falanghina Fois Cautiero che possiede i suoi vitigni ai piedi del Taburno, poi va menzionata, la Falanghina Bonea della Masseria Frattasi (vera e propria istituzione della Falanghina del Sannio) e poi ancora un’altra coltura sempre del Taburno, quella della Fattoria La Rivolta, per la zona di Castelvenere va citata invece la Petra Falanghina del Sannio della cantina Capolino Perlingieri.
Falanghina dei Campi flegrei
La zona di produzione dei vitigni della Falanghina dei “Campi Flegrei” è compresa nei territori dei comuni di Procida, di Pozzuoli, di Bacoli, di Monte di Procida, di Agnano, di Quarto, di Marano di Napoli, tutti comuni della provincia di Napoli.
Gli antichi vitigni flegrei appartenevano a quell’aristocrazia greca, che per prima in epoca romana cominciò a coltivare la vite nella parte centrale della Piana della Campania, ad ovest rispetto alla città di Napoli, dove è situato la vasta zona vulcanica dei Campi Flegrei. Ben presto i vini di questa regione divennero famosi per la qualità e la quantità dei vini prodotti e tra questi vini spicca per gusto e abbondanza la Falanghina dei Campi flegrei.
La Falanghina di queste zone presenta un colore paglierino con riflessi verdognoli, un odore gradevole e delicato, un sapore secco, morbido e armonico. Le cantine più rinomate della zona sono sicuramente quelle di Agnanum di Raffaele Moccia per la zona di Agnano, quella della Contrada Salandra, quella delle Cantine Astroni, quella dei Sette vulcani di Salvatore Martusciello, ma soprattutto l’azienda storica dei Campi flegrei, punto di riferimento di tutta la zona per la produzione della Falanghina, la Cantina Carputo sita sulla collina di Viticello a Quarto.