Il figlio più illustre di uno dei distillati più famosi di sempre: sua maestà il Gin Tonic, amato lungo tutto il globo, tanto da essere immancabilmente nella lista dei best sellers da New York a Milano, passando per Londra – la città dove si beve meglio, stando al The World’s 50 Best Bar – e da avere una festa tutta sua, l’International Gin Tonic Day, che cade il 9 aprile.
Quando è l’ora del Gin Tonic?
Sempre. Soprattutto in questo giorno di festa che raccoglie una tendenza in grande crescita, che racconta delle gintonerie che stanno nascendo in giro per il mondo e che narra delle mille e più varianti del cocktail classico, per la maggior parte dovute alla grande crescita commerciale dei gin artigianali. E quindi via libera a ricette che tra i botanicals prevedono il rabarbaro, il lampone, o elementi ben più strani, come il colore degli orange gin, sempre più in voga.
Ma da dove nasce, questo mito assoluto?
Probabilmente dal caso, come nel caso di molti altri cocktail, e la genesi della sua ricetta anche qui, destino comune a quello della maggior parte dei grandi classici della mixology, è avvolta nel mistero. Ma una nascita fumosa non gli ha impedito di diventare uno dei più famosi drink inglesi di sempre, amato anche da James Bond, quasi quanto il suo Martini. E allora, anche se non potrete onorare questa festività a Londra, condividete i vostri bicchieri al grido di #internationalgintonicday. E se siete interessati a scoprire qualcosa di più, sulla sua storia, basta seguire il nostro racconto.
Il Gin tonic, il cocktail preferito da Clark Gable, è uno di quelli che sembrano semplici e invece non lo sono. Le variazioni sono tante, i risultati diversi. Cominciamo dagli ingredienti. Il gin, naturalmente, e la tonica con un rapporto generalmente di 1 a 3. La preparazione avviene direttamente nel bicchiere, un classico e ampio Tumbler con tanti cubetti di ghiaccio.
Tutto qui? Niente affatto perché la fantasia dei bartender, le sperimentazioni di ogni genere, le innumerevoli qualità di acque toniche e gin si combinano in mille varianti a tutto vantaggio del risultato finale. Quindi ecco i Gin tonic più aromatici, quelli botanici, secchi, più o meno profumati e via andare praticamente all’infinito. Senza dimenticare le varie, tante (spesso troppe) aggiunte di spezie, aromi e pigmenti per esaltare profumi e sapori del gin e sposarsi nel migliore dei modi con le bollicine della tonica. Si va dalle più semplici e ormai diffusissime bacche di ginepro adagiate sul ghiaccio, allo zenzero, oppure cetriolo, pepe rosa, cardamomo, frutti di bosco fino a rosmarino, basilico e cannella.
Quanta fantasia. Parecchia, in effetti. Più o meno come quella dei due medici “inventori” dei due ingredienti che compongono il cocktail.
Cominciamo dal gin (o “Jenever” in olandese) sviluppato nel 1650 presso l’Università di Leiden da Franciscus de la Boe, più conosciuto come dottor Sylvius.
L’uomo sicuramente non aveva la benché minima idea del futuro e lo sviluppo della sua “invenzione”, visto che stava semplicemente cercando un modo per far assimilare ai suoi pazienti tutti i presunti benefici che la bacche di ginepro avrebbero dovuto avere per la circolazione sanguigna. Insomma, cercava qualcosa in grado di purificare il sangue e curare gotta e malattie reumatiche. Riuscì, più o meno nell’intento ma presto gli effetti medicinali vennero travolti da altri che di “medicinale” avevano ben poco.
Nascita dell’acqua tonica
Altrettanto originale la nascita dell’acqua tonica. Il merito spetta agli inglesi che nel 1736 scoprirono le proprietà della corteccia di chinchona molto efficace per il trattamento della malaria. E’ vero che ignorarono per ancora molto tempo la causa principale della malattia (ovvero la zanzara) ma il tonico al chinino sviluppato dal dottor George Cleghorn, chirurgo al 22° reggimento del Esercito Reale, funzionò abbastanza e presto si diffuse in tutto il mondo.
La storia continua e bastano circa sessant’anni per farla correre parallela a quella dei cocktail. Ovvero quando il chimico tedesco Johann Jacob Schweppe inizia la produzione di soda per scopi medicinali nel suo negozio di Bristol, in Inghilterra. L’idea stravolgente? Miscelare l’anti-malarica acqua tonica con un dolcificante e aggiungere l’anidride carbonica. Era nato il primo soft drink.
Infine il limone. Sempre un chirurgo dell’esercito reale, James Lind, studioso di igiene navale, aveva scoperto che i marinai si ammalavano di scorbuto per mancanza di vitamina C. Motivo per cui i lime prima e i limoni dopo, diventarono obbligatori sulle navi inglesi. E così proprio dall’unione di queste “tre medicine” nasce lo straordinario e benefico cocktail chiamato “Gin Tonic”.
Storia che sconfina con la nascita del Gin Fizz, una variante tutt’altro che secondaria. Molto rinfrescante, capostipite della categoria dei “fizzes”, che comprende tutti quei cocktail leggermente frizzanti, composti da un alcolico, da un succo acidulo, solitamente di limone, e dalla soda.
La ricetta ufficiale (quella IBA, International Bartenders Association) è la seguente:
Si versano tutti gli ingredienti (6 parti di Gin, 4 di succo di limone e 2 di sciroppo di zucchero) tranne la soda nello shaker con ghiaccio. Si agita per qualche secondo e si serve in un bicchiere Tumbler alto, colmando con la soda. Può essere guarnito con una fettina di limone e una ciliegina rossa. Anche in questo caso ci sono molte varianti. Si va dal Silver Fizz (con il bianco d’uovo) al Golden Fizz (con il rosso), dal Diamond Fizz (con il vino frizzante).
Milo Occhipinti, classe 1986, opera nel settore di ospitalità e ristorazione da tredici anni, iniziando a Verona, poi gestendo la più antica torrefazione artigianale di Venezia ed entrando in A.I.B.E.S.
Successivamente si sposta a Londra dove gestisce progetti importanti come Nt’s, curandone start-up e raggiungimento obiettivi di vendita giá nei primi mesi. Torna in Italia a Milano, dove lavora per grandi nomi come MaG / 1930 e partecipa a competizioni di miscelazione come Nikka Omakase e Disaronno Mixing Star.
Attualmente, oltre a ricoprire ruoli di management per bar e locali, è Relatore per i corsi Barman di Degustibuss International.