Atterriamo a Santiago del Cile
Il Cile attira principalmente i viaggiatori per la spettacolare linea costiera del Pacifico e degli altipiani della Cordigliera delle Ande.
Siamo ai piedi della suggestiva Catena Montuosa più importante di questa parte di mondo, una comunità europea molto presente in America Latina, Parchi nazionali, e a sud di Santiago si estende la valle centrale (central Valley), fulcro originale della colonizzazione spagnola a partire dalla metà del 1500, e che ad oggi continua ad essere la patria della maggior parte dei cileni ed è la regione agricola predominante del paese.
La depressione geologica nel Cile centrale tra la Cordigliera occidentale delle Ande e la catena costiera, si estende per circa 650 km dalla catena del Chacabuco a nord fino al fiume Biobío all’estremo sud.
La valle è il cuore agricolo del Cile ed è costituita da una pianura larga da 64 a 72 km, composta da un vasto spessore di terreni alluvionali fortemente mineralizzati depositati dai fiumi principali della regione, il Maipo , Rapel, Cachapoal, Teno, Maule, Itata e Ñuble.
Questa parte centrale del Cile gode di un clima mediterraneo, con le estati fresche e secche e gli inverni miti e piovosi caratteristici delle coste occidentali di tutti i continenti tra i 30 ° e i 40 ° di latitudine.
Proprio in questa terra di fiumi e valli, terreni fertili e clima favorevole, entra in gioco la Valle di Maipo, dove vennero piantate le prime vigne a meta dell’Ottocento, coltivando Merlot, e quello che poi dopo gli anni ’70 divenne il grande Carmenère.
Il vitigno di bandiera del Cile
Questo vitigno a bacca rossa, originario dall’antica “Vitis Biturica” di origine Albanese e portata in Francia dai Romani, il cui nome potrebbe derivare da “carminio” che significa rosso, per via del colore porpora intenso del vino che se ne ricava.
Il Carmenère è un vitigno molto delicato e soggetto all’acinellatura (aborto floreale) coltivato originariamente in Francia, nel Medoc dove ne è stata abbandonata quasi del tutto la coltivazione per via del suo clima Atlantico dove è difficile per lui raggiungere la piena maturazione, e non venne quindi ripiantato dopo l’epidemia della fillossera.
E’ un incrocio tra Gros Cabernet e Cabernet Franc.
Si diffuse in Cile poiché la fillossera non riuscì mai ad arrivare in quella zona, in quanto tutto il territorio è protetto ad est dalle Ande e ad ovest dall’Oceano Pacifico.
Le vigne sono a piede franco (no portainnesto con Vite Americana), ed essendo il Cile un prezioso giardino botanico delle originali varietà bordolesi, oltre al Carmenère vengono coltivati anche Merlot, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon.
Oggi il Cile è considerata la culla, e zona d’elezione del vitigno Carmenère.
Fatto a regola d’arte presenta un frutto carnoso e maturo, ovviamente ciò dipende da molti fattori, climatici, territoriali e di stile; ha note speziate, sentori di erbe aromatiche ed in parte una traccia vegetale che spesso lo contraddistinguono; quando fa passaggi in legno a seconda del grado di tostatura, grandezza della botte e tempi di maturazione, assume note di cioccolato, rabarbaro e sentore leggermente “smoky” (affumicato) che ricorda addirittura la torba.
Spesso ha un corpo vellutato e volumetrico, con tannini carnosi e decisi.
Fatto a regola d’arte si intende nella buona gestione sia in vigna che in cantina, poiché questo vitigno ha una lenta maturazione, con acidità buona ma non elevatissima;
Il fattore acidità gioca un ruolo importante e dipende soprattutto dalle altitudini che qui spesso non mancano: le correnti fredde scendono dalle Ande portando aria fresca e lo stesso vale per le brezze marine dall’Oceano, entrambe donano freschezza e croccantezza al vino.
Con la giusta altitudine e se piantato in terreni poveri, il Carmenère può diventare un vino strepitoso, anche se prodotto in purezza.
Una decisa escursione termica tra giorno e notte è fondamentale per fissare profumi e dare finezza e acidità alle uve.
Rispetto al Cabernet Franc, ha delle note erbacee meno spinte, ed una balsamicità più spiccata, si differenzia da questo suo parente per i grappoli più grandi e radi, bassa fertilità ed aromi e colori più intensi.
Il Carmenère in Italia
Largamente diffuso in Italia, con la DOC Carmenère Colli Berici in provincia di Vicenza, dove spesso raggiunge la piena maturazione e sviluppa aromi indimenticabili, da quelli più erbacei di peperone verde a quelli più speziati.
Questa valle è di origine carsica, con terra ricca di ossido di ferro e pietra calcarea, ed un clima mite.
Altre zone dove è diffuso sono la Franciacorta, ed il Friuli, spesso assemblato con il Cabernet Franc, ma che solo sa dare grandi risultati.
Alcuni produttori della Franciacorta lo hanno riportato in auge, come la piccola azienda Il Dosso di Matteo Archetti, che nella zona di Erbusco, oltre a produrre eccezionali metodi classici degni di essere citati, fa uno studio sui vitigni a bacca rossa riportandoli all’antico splendore, il Carmenère è storicamente presente in questa zona, ripiantato nel 2008, ed utilizzando tecniche di vinificazione solo in acciaio, a temperature controllate, in purezza per valorizzare il suo carattere varietale, riesce ad esprimere profumi ricchi, colori intensi, aromi preponderanti di frutta rossa, croccante e con quelle sfumature erbacee che contribuiscono a creare un vino di grande carattere.
Ca del Bosco invece incrementa la superficie coltivata con varietà di uva a bacca nera già nel 1990, e dopo anni di ricerche e studi in vigna ed in cantina, affianca intorno all’anno 2000 alle vecchie vigne di Carmenère nuovi impianti e ad elevata fittezza, realizzati con marze prelevate nel cru della vecchia vigna Formica. In questa zona esce e si rivela anche qui con colori intensi, aromi potenti e speziati, corpo e ricchezza originale.