In alta quota: Le alpi italiane
I viaggi del vino ci portano in Italia, nelle zone alpine, per farvi attraversare con la mente ed assaporare con il cuore ed il gusto, le altitudini del nord Italia, le valli, la natura e le vigne in alta quota, che ci regalano vini estremi, longevi, lineari e croccanti.
Decidiamo di addentrarci in alcune delle regioni italiane dove, da dicembre a marzo almeno, troviamo l’altitudine, il freddo, la neve, ed i rifugi tra gli abeti innevati, stufe a legna, e calici di vino pronti ad aspettarci dopo una giornata di sci intenso.
Da ovest ad est, l’Italia presenta la catena montuosa più importante d’Europa: le Alpi, circa 1200 km di montagne e vette importanti come il Monte Bianco (4.810mt).
Gli aspetti culturali, storici e naturalistici di questa parte d’Italia sono importanti, al suo interno vi sono ambienti protetti, condizioni geografiche particolari, biodiversità, e altitudini importanti: tutti fattori che creano le condizioni ottimali anche per una viticoltura attenta e di grande qualità.
Dalle Alpi occidentali, entriamo in Val d’Aosta, la regione con la cima più elevata d’Europa, dove tra Castelli, montagne e vigneti eroici, scopriamo paesaggi e perle enologiche uniche; la regione è piccola, ma ricca di cultura, microclimi, terreni e vitigni autoctoni, seguendo il percorso della Dora Baltea, il fiume che percorre la regione da nord-ovest a sud-est, seguiremo anche il filo conduttore della produzione vitivinicola.
Proseguendo ed addentrandoci nelle Alpi Centrali, troveremo il Monte Rosa, dal col Ferret fino al Passo del Brennero, e fra le due catene montuose di questa zona centrale, troviamo la Valtellina, la valle glaciale al confine tra le Alpi Retiche e le Orobiche, varietà geologica e notevole purezza, teatro naturale di vini eroici di estrema eleganza e longevità.
Infine, giungiamo alle Alpi Orientali, dal Brennero al Passo di Vrata, dove la cima più elevata e’ il GroBglockner 3798mt, arrivando cosi ai piedi delle Dolomiti con i grandi bianchi fino a giungere ai colli orientali.
Trekking del Vino
In Val d’Aosta incontriamo percorsi storici ricchi di castelli, e natura incontaminata, nonché un crocevia e punto di incontro fin dai tempi romani di Augusta Pretoria (Aosta), sia di vitigni autoctoni che ritroviamo solo in questa zona, sopravvissuti alla fillossera, peronospora ed oidio; sia vitigni francesi internazionali come Chardonnay, Pinot Noir e Gamay.
Ai piedi del monte Bianco visitiamo le cittadine di Morgex, o La Salle, quasi dei piccoli presepi ai piedi delle montagne, dove la vite viene coltivata a 900mt di altitudine fino ad arrivare a 1200 mt.
Terrazzamenti e pergole si inerpicano in alta quota, capaci di dare risultati ricchi di frutto, aromatici (spesso) e di acidità croccanti; a queste altitudini la Fillossera è inibita, lasciando così a noi un patrimonio di vigne ancora a Piede franco.
L’autoctono per eccellenza della zona è il Priè Blanc, bacca bianca, adatto al clima alpino che ci lascia profumi di fiori ed erbe di montagna, aromi ampi e acidità degne di quella freschezza della zona montana.
Sempre seguendo la Dora, lungo il corso della stretta vallata, giungiamo nei pressi di Arvier, dove la vallata tende ad aprirsi, e dove ci si addentra nella storia attraverso la suggestiva Nus Fenis con lo storico castello del 1300; la vallata propone anche una serie di vitigni autoctoni a bacca nera, tra cui il fiore all’occhiello della zona chiamato Fumin, buccia sottile, sentori che diventano balsamici con l’invecchiamento, acidità sempre spiccate grazie all’altitudine, buon grado alcolico spesso dovuto alle ottimali esposizioni solari in alta quota, e note affumicate tipiche del vitigno che spesso si presta anche a lavorazioni in legno, ed invecchiamenti interessanti.
La vallata offre viste mozzafiato, vitigni locali per scaldarsi dopo una giornata di sci o di trekking estivo; dai vini locali a quelli internazionali, dalle versioni più di facile beva, ad invecchiamenti in rovere, alle bolle di montagna: dal terroir valdostano arrivano vini giovani e vini evoluti sia bianchi che rossi, ed infine lo Chambave Moscato, espressione aromatica sia secca che passito del moscato bianco.
Proseguendo il nostro trekking nelle Alpi del Vino, giungiamo alle Alpi centrali, tra le Retiche e le Orobie, dal nome delle due antiche popolazioni pre-romane che le abitarono, separando così le Alpi nord-orientali da quelle sud-orientali, fino ad estendersi alle occidentali e confinare, con la Valchiavenna e con le Alpi Lepontine.
Nella zona corrispondente al Terziere di mezzo, parte centrale della Valtellina dove si dipartono le Strade del Vino qui ci sono due massicci principali molto imponenti, chiamati “giganti addormentati delle nevi” da dove partono percorsi unici da percorrere sia a piedi che in bicicletta, consigliabile con una guida alpina, che raggiungono moltissimi rifugi tra le montagne più alte d’Europa tra cui: l’Adamello, e l’Ortles-Cevedale.
Forti pendenze, rispetto del paesaggio, metodi di lavorazioni antichi, ed impegno di lavorazioni manuali dei viticoltori; file di muretti a secco che assicurano la stabilita alle vigne, nonché dal 2018 Patrimonio dell’umanità.
La strada del vino valtellinese, da Tirano a Morbegno oltre a vigneti di epoca carolingia, ci lascia antichi borghi, chiese e siti preistorici.
Alle pendici di queste montagne, i vigneti rivolti a sud hanno esposizioni ottimali e molte ore di sole all’anno, ripidi pendii che precipitano sull’Adda, 2500km di terrazzamenti, piccoli produttori che coltivano a 1000 mt di altezza, il vitigno per eccellenza qui è il Nebbiolo, che prende il nome di Chiavennasca, con caratteristiche di acidità spiccatissima dovuta all’attitudine (anche qui), spesso grandi complessità olfattive anche dovute ai lunghi affinamenti obbligatori per rispettare il disciplinare, note di frutta rossa scura, ciliegia e lampone, agrumi, e balsamiche, grandi freschezze ma anche grandi strutture, con un tannino ben definito e a volte pungente.
Il grande vino DOCG della Valtellina è lo Sforzato: il risultato di un’attenta selezione di uve Chiavennasca che vengono appese o poste su rack ad appassire, per una durata di circa 3 mesi. Verso la fine di gennaio le uve perdono il 40% del loro peso in questo modo la concentrazione dei succhi cresce in modo esponenziale. A questo punto le uve, dopo essere state pressate, vengono invecchiate per 20 mesi in legno e bottiglia.
È il primo passito rosso secco che ha ottenuto la DOCG nel 2003.
Arrivati alle Alpi Orientali prendiamo la strada verso l’Alto Adige, che ospita 20 diversi vigneti dai 200mt della Bassa Atesina fino ad arrivare ai 1000 mt Alto Atesini; oltre i 500mt di altitudine possiamo parlare di alte quote e viticolture eroiche di vitigni a bacca bianca come Kerner, Sylvaner, e Veltliner nella Valle Isarco, appena prima di Bolzano, e ancora Riesling o Sauvignon Blanc, ed ancora il metodo classico di vitigni internazionali.
Questa valle ha vigneti che nascono su terreni morenici, che rilasciano note sapide spiccate, profumi di fiori eleganti come quelli del sambuco, e quasi un impeto aromatico nella frutta: dai tropicali per certi vitigni ai più agrumati per altri, a quelli a polpa gialla, acidità croccanti e spesso lunghe persistenze degne di eccellente qualità.
La Val Venosta è la zona più famosa per i vini di alta quota a base riesling, pinot bianco, e pinot nero, con sfumature ancora diverse rispetto alla precedente, sempre alle pendici di monti come Sonnenberg, a quote tra i 600 ed i 900 mt., Riesling dal grande potenziale evolutivo, con notevole corpo, ma con note di frutta succose e acidità da brivido.
In questa zona, oltre alle montagne che fanno da corona paesaggistica incredibile, e vini eroici troviamo piccoli vignaioli, ed un livello qualitativo di vini decisamente elevato. Costante è la
ricerca ed avanzate sono le tecnologie, grazie anche ai ricercatori del Centro di Sperimentazione Laimburg, che puntano alla sperimentazione, alla lavorazione delle varietà affermate, tra tradizione ed esperienza, ed un serio occhio di riguardo al cambiamento climatico ed alle varietà autoctone resilienti ad esso.
Da Annibale ad oggi
Non si pensi a grandi estensioni di vigneti a perdita d’occhio, ma bensì fazzoletti di roccia ricoperti da fini strati di terra, file esili di vigneti, muri a secco, e panorama mozzafiato.
Vini estremi, eroici, o di alta quota, vini di montagna, su pendii ripidi e condizioni climatiche
estreme, come quelle che incontrò Annibale, si narra, durante la Seconda Guerra Punica, quel condottiero cartaginese che marciò con il suo esercito verso l’Italia di Roma, valicò le Alpi per giungere a scontrarsi vittoriosamente con gli eserciti romani al Ticino ed al Trebbia.
Si preserva così una viticoltura nel Vecchio Continente, atta a salvaguardare vecchie viti, originarie e resistenti di quel territorio, filari e pendenze molto impegnative che affondano le radici nel nostro passato; un viaggio attraverso una piccola parte di vini in alta quota, citando per il momento solo quelli del nord, e lasciando spazio alla fantasia ed al pensiero del prossimo viaggio nell’alta quota un po’ più a sud.
Itinerari di Viaggio nel Vino n.1 – La Rioja
Itinerari di Viaggio nel Vino n.2 – Bordeax
Itinerari di Viaggio nel Vino n.3 – La Grecia e le Isole
Itinerari di Viaggio nel Vino n.4 – Sud Africa
Itinerari di Viaggio nel Vino n.5 – Il Cile