Vigne Antiche e storie di “Viti”
Se immaginassi un viaggio oltreoceano, mecca per la viticoltura tra brezze salate di Oceano e montagne elevate con paesaggi mozzafiato, non potrei immaginare un luogo migliore del Cile, natura rigogliosa e distese di vigneti a perdita d’occhio.
Duemila chilometri di aree vitate che da nord a sud attraversano questa lingua di territorio, larga non più di 100 chilometri da est a ovest, con particolari geografici da non sottovalutare come le correnti che soffiano dal Pacifico ad ovest, e ad est la cordigliera che delinea il confine con l’Argentina; infine sono da considerare le depressioni territoriali nella fascia costiera “Costal Range” causate dalle valli fluviali che drenano l’acqua dalle Ande.
I conquistadores Spagnoli nel 1500 introdussero la coltivazione della vite in questa Terra, ovviamente essenziale per la liturgia e la celebrazione della Santa Messa dai missionari occidentali, e furono messe a punto tecnologie nuove e avanzate dal francese Josep Betrande e dall’enologo cileno Silvestre Ochagavia che importarono dalla Francia vitigni come Merlot, Carmenere, Cabernet Sauvignon, Sauvignon Blanc e Chardonnay.
Molte sono le vigne (tutt’oggi che superano i cento anni di età) a piede franco, ovvero che hanno resistito all’ondata di Fillossera di fine ‘800, e che producono ottimamente senza grandi necessità di irrigazione;
Eh sì perché questo insetto che attaccò le radici di buona parte delle viti in Europa non riuscì ad attaccare il Cile, protetto a est dalla Cordigliera della Ande, a ovest dall’Oceano Pacifico, a nord dal deserto di Atacama e a sud dalle distese ghiacciate della Patagonia.
Il clima mediterraneo caratterizzato da estati calde e secche ed inverni freschi e piovosi, l’effetto mitigante delle correnti oceaniche e la protezione naturale delle Ande danno origine a diversi tipi di terreno facendo del Cile un luogo d’elezione per la coltivazione della vite.
I ceppi cileni, immuni a questo insetto, contribuirono notevolmente al recupero di molti esemplari di vite, anche se fino alla seconda metà del XX secolo la produzione di vino cilena era destinata principalmente agli Stati Uniti.
Il clima secco favorisce una buona crescita, uve ricche e succose perché la luce del sole è molta, ma soprattutto grazie alle differenze di temperature tra giorno e notte si mantiene una acidità costante che fa perdurare nel tempo i futuri vini. Questa particolarità climatica permette di avere maturazioni dell’uva perfette, sia dal punto di vista zuccherino che fenolico, con gradazioni alcoliche abbastanza elevate.
La porta di accesso alla “Ruta dei vini”
Arrivando a Santiago scendendo un pochino più a sud verso la valle centrale, entriamo nel cuore vivo della rotta che attraversa la Valle di Maipo e la Valle di Colchagua, mete ambite dai veri appassionati che vantano della migliore produzione vitivinicola grazie alle condizioni climatiche (anche qui favorevoli) e alla presenza di molte cantine storiche del paese.
Nel cuore della valle di Colchagua (nella Central Valley) troveremo un clima caldo e aperto alle influenze oceaniche con produzione di vini premium e corposi, rossi degni di nota da uve Cabernet Sauvignon, Syrah e Carmenere (fiore all’occhiello della produzione cilena), oppure spostandoci più verso ovest, dove l’influenza delle correnti fredde del pacifico aumenta enormemente, avremo alcuni dei vini bianchi di elevatissima qualità a base Sauvignon Blanc.
Lungo la rinomata valle si possono visitare due aziende vitivinicole degne di nota Viu Manent e Viña Santa Cruz:
La prima è proprietà di immigrati catalani che acquistarono 150 ettari di vecchie vigne con vitigni francesi.
Qui a bordo di un calesse si percorrono i vigneti attraverso uno straordinario paesaggio ricco di biodiversità e tradizione. La filosofia che permea la zona si basa sui concetti di sostenibilità, salvaguardia e rispetto dell’ambiente.
La loro produzione si concentra sulle uve a bacca rossa, come Carmenere, vecchie viti Malbec, e Cabernet Sauvignon.
La seconda, 150 ettari suggestivi di vigneti a pochi chilometri dall’oceano dal quale ricevono un’influenza cruciale: “Mescoliamo il grande potenziale enologico di Lolol con il contenuto culturale dei popoli che ci hanno preceduto. Il suo corpo si riflette nelle linee di vini che produciamo”, cosi danno nome ai villaggi della struttura vitivinicola che si possono visitare a bordo di una funivia…
Vi abbiamo convinti?
Spostandoci nella valle di Maipo, anche se in prossimità della Capitale, siamo circondati da montagne e da una minima influenza oceanica, dove le migliori produzioni di vini rossi si concentrano ai piedi delle Ande raffreddate dalle correnti montane e guidati da un’eleganza e una struttura inconfondibile.
I vini spesso ricordano l’opulenza e la ricchezza dei vini americani, soprattutto al naso nei profumi ampi e strutturati, mentre nell’utilizzo del legno sono più eleganti e snelli, con tannini setosi nel caso dei rossi.
Le uve rosse subiscono spesso macerazioni pre-fermentative a freddo per estrarre molto le note più fruttate.
A seconda dello stile che si vuole poi ottenere si cerca più complessità aromatica attraverso botti più tostate e speziate oppure immediatezza nei frutti maturi ma comunque croccanti.
Nei Cabernet cileni spesso le note erbacee di peperone abbrustolito sono spinte.
I Sauvignon Blanc cileni hanno sentori più ampi e più esplosivi di frutta rispetto ai nostri europei (che sono solitamente più riservati) con note di frutta tropicale come papaya e sambuco.
Lo Chardonnay invece ha spesso una forte espressione aromatica data dall’uso del legno americano, che spesso viene utilizzato solo con una parte del vino e poi assemblato ad un’altra parte che magari ha fatto solo acciaio.
Ode al Vino
Pablo Neruda scrive un vero e proprio inno, una celebrazione del nettare di Bacco:
Vino come bevanda conviviale e corale, vino come momento di condivisione, vino come allegria, vino come amore, come donna da amare, vino come amicizia e infine vino come prodotto della terra, dell’autunno, delle stagioni e dell’uomo, come prodotto da apprezzare ed esaltare.
Il Cile oltre che paese delle grandi montagne, dei paesaggi mozzafiato, dell’Oceano, e del Vino è noto come terra di poeti, “Pais de Poetas”. Pablo Neruda ricevette il nobel per la letteratura e fece si che il paese venisse identificato in tutto il mondo come una riserva di poesia.
Un pellegrinaggio vero e proprio nei luoghi che oltre ad essere estremamente scenici da un punto di vista naturalistico hanno ispirato uno dei poeti più conosciuti del Novecento.
Questi paesaggi, fonte di ispirazione, furono il luogo dove lui visse: tre case, in tre luoghi dove il suo spirito è ancora vivo: il quartiere Bellavista di Santiago, la tagliente città portuale di Valparaiso e il ritiro spirituale dell’Isla Negra.
Oltre alle bellezze naturali, vigne sceniche e montagne da togliere il fiato, vi è uno spaccato affascinante e culturale a cui dedicare una parte del viaggio per entrare nel vivo della vera cultura cilena.
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