Finalmente sta arrivando la bella stagione! Beh, più o meno, visto che proprio mentre scrivo questo articolo fuori dalla finestra il cielo è di un grigio codificato come “schifoso”, pioviggina a tratti e tira pure vento. Ma manca comunque poco alla primavera con le meravigliose giornate calde ma non afose che risveglia i nostri sensi assopiti dall’inverno (disclaimer: questa introduzione non si applica al Sud Italia, isole comprese: voi saltate direttamente al prossimo paragrafo, mentre noi quassù a Milano ci lecchiamo le ferite da invidia…).
La primavera porta con sé la voglia di fare nuove esperienze, di uscire e vedere cose, incontrare persone, mostrare elegantemente fieri il gomito fuori dal finestrino… Tra le infinite possibilità, in molti si ricordano che un bel modo di passare la giornata è quella di visitare cantine – vi svelo un segreto: in inverno non le smontano eh, sono visitabili comunque e hanno addirittura il vino anche in inverno… – spendendo qualche ora ascoltando piacevoli racconti, ammirando paesaggi in perfetto ordine e ovviamente bere qualche buon vino.
Io ammetto di essere un po’ nerd – o wine geek, per la precisione – quindi prima di visitare una cantina mi piace dare uno sguardo al sito web, curiosare la lista vini, guardare le foto e leggerne la storia. La storia: se dividessimo in capitoli il tempo dedicato alla scelta di una cantina da visitare, probabilmente questo sarebbe quello più facilmente scartato. E invece, una volta in cantina, spesso diventa quello più interessante, facendo comparire su di noi la stessa espressione colpevole del liceale che doveva leggere un capitolo del libro per poi fare un lavoro di gruppo in classe la mattina dopo.
C’è una cantina, in Italia, che ha scritto la sua storia generazione dopo generazione – arrivando a contarne ben 26 (venti-sei, fatevi i conti di quanti secoli sono) – costruendosi una reputazione ormai universalmente riconosciuta a livello internazionale. Parliamo della famiglia Antinori, nome storico e indissolubilmente legato alla Toscana, ma oggi poi operante a livello internazionale.
Marchesi Antinori ha vinto un premio internazionale davvero prestigioso – prima volta per una cantina italiana: il World’s Most Admired Wine Brand, concorso a cura di Drinks International (magazine di settore tra i più quotati al mondo).
Come si vince questo premio? Beh, facile: migliaia di professionisti in giro per il mondo (buyers, sommelier, master of wine, importatori, scrittori, educatori ed altro ancora) votano i brand più ammirati per storia (appunto), consistenza della qualità, reputazione, attenzione alle tradizioni ma anche innovazione, e mille altri aspetti.
Ma a me, visitatore distratto della domenica, interessa questa cosa? Beh, se l’idea di respirare un’atmosfera celebrata a livello globale, assaggiare i vini considerati di altissima qualità ai quattro angoli del mondo, essere accolti con il massimo delle attenzioni e toccare da vicino attività commerciali prese come riferimento da imprenditori di tutto il mondo, se tutto questo ti è indifferente, allora no, non ti interessa. Ma credo che sarai l’unico a restare in auto mentre i tuoi compagni di gita fuori porta saranno entusiasti dell’esperienza.
Il premio riconosciuto ad Antinori non implica che se non doveste visitare questa cantina (o per essere più precisi, una delle loro tenute) non riuscirete a godere a pieno di un’esperienza di alto livello. Il riconoscimento assegnato ad una cantina di tale levatura è in realtà, per estensione, un premio all’intera industria vitivinicola italiana, alla sua qualità media molto elevata, all’intimità che quasi sempre si trova durante le visite in cantina, anche quelle più grandi.
Nel tempo di stesura di questo breve articolo, il cielo si è schiarito ed è spuntato un timido sole. Apro una delle tante guide sui vini – che solitamente sfoglio svogliatamente, ma che possono in realtà essere un ottimo spunto di partenza per nuove scoperte – e inizio a pensare alla prima destinazione. Ma prima devo scegliere accuratamente l’abbigliamento per godere appieno il vento sul gomito fuori dal finestrino.
Roberto Lo Russo
Formazione Sommelier Degustibuss Milano