L’intelligenza artificiale è una disciplina che studia – e oggigiorno realizza – strumenti in grado di compiere azioni che, fino a pochi decenni fa, erano ritenuti eseguibili solo dall’intelligenza umana. Seppur a diversi livelli di “invadenza”, ognuno di noi ha a che fare con tali sistemi pressoché ogni giorno.
Fino a tempi recenti si riteneva che l’intelligenza artificiale trovasse nella possibilità di ragionare, e quindi “creare”, il limite più difficile da superare. Ma tocca rivalutare anche questa definizione.
È notizia molto recente, infatti, la creazione di un vino per mezzo dell’intelligenza artificiale. Cioè? Dei robottini armati di tronchesi e cappellini scoloriti dal sole sono andati in vigna a raccogliere le uve mature e le hanno vinificate in cantina? Ecco, non proprio.
Quello che è successo alla Aubert & Mathieu, azienda della regione Languedoc-Roussillon (Francia) nata nel 2018 dalla collaborazione di due giovani amici, è un po’ diverso. L’idea dei due fondatori è stata quella di mettere alla prova l’intelligenza artificiale, un esercizio di stile, per saggiarne la capacità di creare un vino corrispondente alle loro richieste.
Con uve Grenache e Syrah a disposizione, i due hanno chiesto all’intelligenza artificiale di creare un vino biologico di alta qualità, seguendone poi i consigli in materia di percentuali del blend, durata e temperature di macerazione e fermentazione, affinamento, ecc… L’intelligenza artificiale ha anche elaborato il nome “The End” e suggerito il prezzo di vendita. Quest’ultimo è stato l’unico consiglio non seguito dai produttori che, a fronte di un prezzo di 100 euro circa, hanno optato per un più democratico importo di circa 30 euro.
Non perdete tempo a cercare il vino online, delle 600 bottiglie prodotte non ne è rimasta nessuna da acquistare! E no, non acquisterà valore solo perché la “ricetta” è stata scritta dall’intelligenza artificiale. E no, non vi entusiasmerebbe particolarmente per la stessa ragione. E no, aggiungiamo un altro no, non notereste nessuna – ma nessuna – differenza tra un vino pensato e creato dall’enologo e questo.
Nel mondo ultimamente si sprecano gli esempi di prodotti realizzati con l’intelligenza artificiale, più per metterne alla prova i limiti che non davvero per sostituire la mano e la mente dell’uomo. Ogni volta che una “prima applicazione” viene annunciata si apre inevitabilmente una questione etica e filosofica.
C’è da scommettere che, sicuramente, nei prossimi anni, anche nel mondo del vino, l’interazione fra uomo e intelligenza artificiale diverrà sempre più importante, per cui un domani potremmo doverci domandare, assaggiando un vino, se il risultato sarà stato frutto della sola creatività ed esperienza del produttore oppure se l’intelligenza artificiale avrà contribuito in maniera significativa.
Per quanto ci riguarda, fintanto che l’intelligenza artificiale non prenderà il posto nella fase di degustazione, possiamo lasciare preoccupazioni e remore ben chiuse in cantina, a pochi centimetri dalle bottiglie di vino. E ogni volta che scenderemo in cantina a scegliere un vino da aprire, guarderemo quelle preoccupazioni coprirsi di polvere, consapevole del fatto che la poesia del vino, della sua produzione e del suo godimento, è ancora lontana dall’essere dimenticata.
Roberto Lo Russo
Formazione Sommelier Degustibuss Milano