Dopo la sfida Italia VS Francia che ha fatto molto discutere nel 2006 e che ci ha regalato una notte magica sotto il cielo di Berlino, si torna ora in campo cambiando i protagonisti, mettendo al loro posto gli SPUMANTI come pedine di questo match.
Si gioca ad armi pari, bollicine contro bollicine, Metodo Classico VS Metodo Classico.
La squadra francese schiera in campo lo Champagne con punta d’attacco e il Crémant in difesa. L’Italia risponde con il Franciacorta DOCG supportato dal Trento DOC, niente da fare per l’Oltrepò Pavese che ha dato forfait all’ultimo minuto.
Sembra una sfida impari dello stile Davide contro Golia, i numeri danno come favorita la Francia, ma sarà proprio così scontato il risultato finale?
Andiamo ad analizzare le squadre.
Spumante o Champagne: una piccola premessa
Stiamo parlando di quattro eccellenze europee per quanto riguarda il metodo di spumantizzazione Metodo Classico che prevede la rifermentazione in bottiglia del vino base attraverso l’induzione di zuccheri e lieviti selezionali (liqueur de tirage).
I terreni di provenienza dei quattro protagonisti sono così diversi tra loro da non riuscire a trovare un denominatore comune se si analizza il suolo. Qualche analogia può essere trovata nel clima e le condizioni termiche delle zone vitivinicole tra Champagne e Trento, dove le temperature basse con escursioni termiche elevate permettendo una maturazione lenta e costante delle uve, aiutando a sviluppare l’acidità e profumi negli acini, caratteristiche essenziali per la produzione dello spumante in campo.
Spumante o Champagne? Cominciamo dallo Champagne…
Il capocannoniere del Metodo Classico è il francese Champagne, che a livello di stile, esperienza e storicità non è secondo a nessuno. Proveniente dal nord-est della Francia, a 150 km a est di Parigi, Champagne si allena duramente a temperature molto rigide (temperatura media annua 11°), al limite della coltivazione della vite, a 49,5° di latitudine Nord dove Epernay e Reims sono le sue palestre di vita. Annualmente a rischio di devastazioni invernali con gelate primaverili che possono far venire i crampi anche ai migliori viticoltori, Champagne viene coltivato su un terreno gessoso e alcalino, molto povero di azoto e molto drenante, (presente per il 75% del suolo della regione) che conferisce la particolare luce e calore alla vite catturando i raggi solari durante il giorno per rilasciarlo durante la notte aiutando la maturazione della vite.
Champagne deve la sua popolarità al suo primo grande “allenatore”, il monaco benedettino Dom Perignon che ha avuto la genialità di inserire il Pinot Noir nel tridente d’attacco del vino francese, inserendo il concetto di cuvée dei vigneti Pinot Meunier, Chardonnay e Pinot Noir. L’affinamento dei lieviti è il segreto della sua forma fisica, allenandosi per 12 mesi sui lieviti (sur lies) in cantina per una forma non millesimata e 3 anni per la sua forma top, quella millesimata (vini base dello stesso anno).
Per conoscere bene Champagne e specialmente il suo preparatore atletico (produttore) bisogna saper interpretare le sigle poste sulla sua maglia frontale (etichetta) dove i vini più caratteristici e unici sfoggiano la sigla RM (récoltant-manipulant) a significare l’insieme di vignaioli che elaborano e commercializzano le proprie uve. Non da meno sono NM (négociant-manipulant) e CM (coopérative de manipulation) rispettivamente maison produttrici di champagne che hanno il loro vigneti ma possono comprare uve da conferitori selezionati e le assemblano per commercializzare il vino e cooperative di produttore che assemblano e commercializzano le uve.
Spumante o Champagne? Conosciamo lo sfidante
Molto più lineare e di facile comprensione è lo sfidante italiano, il Trento DOC la bollicina di montagna che fa delle vette alpine la sua palestra quotidiana.
Reduce da stagioni brillanti con riconoscimenti internazionali, Trento DOC ha vinto l’ultima coppa Sparkling Wine Producer of the Year grazie alla cantina “Ferrari Trento Doc” battendo lo champagne nella finale per il titolo più prestigioso per le bollicine metodo classico.
Alla stessa cantina va il riconoscimento per la nascita della bollicina trentina che, grazie a Giulio Ferrari nei primi anni del ‘900, dopo stagioni di apprendimento in Francia, diede vita alla prima piccola produzione di metodo classico italiana, raggiungendo il traguardo della DOC nel 1993, primo grande riconoscimento per un metodo classico in Italia. L’altitudine che raggiunge gli 800 metri rafforza gli allenamenti dei vitigni coltivati su terreni eterogenei dove i suoli calcarei si alternano a quelli pietrosi e dolomitici delle viti piantate in altura facendo di ogni calice di Trento DOC un sorso unico e ben distinguibile. Trento DOC fa scendere in campo lo Chardonnay come prima punta, supportato dal Pinot Nero, Pinot Meunier e Pinot Bianco.
I due sfidanti sembrano equilibrarsi dal punto di vista della preparazione, entrambi svolgendo estenuanti vendemmie manuali e affidandosi a una lenta maturazione che varia però da 15 mesi a un minimo di 36 mesi per la Riserva.
E’ impossibile decretare un vincitore sulla carta senza averne prima assaggiate molte etichette, dal punto di vista gustativo lo Champagne si presenta con un’acidità più elevata talvolta attenuata da una parziale fermentazione malolattica che è la firma di molti produttori francesi per i loro vini più pregiati.
Spumante o Champagne: scopriamo il resto della squadra dei francesi
Torniamo dai nostri cugini d’oltralpe per conoscere il Crémant, un intero reparto di difesa formato da 8 giocatori che difendono lo Champagne per vincere la competizione. Provenienti da 8 zone vitivinicole della Francia (Alsazia, Borgonga, Savoia, Die, Bordeaux, Valle della Loira, Limoux e Jura) i Crémant sono difficili da racchiudere in pochi termini in quanto ogni regione produce il vino spumantizzato con i vitigni caratteristici di quella zona, includendo molti rossi per creare i Crémant rosè e molti AOC.
Allevato nelle palestre vicino alla scuola di Champagne, il Crémant di Borgogna è il più conosciuto anche per la vicinanza alla regione vocata francese dove il Pinot Noir e Chardonnay vengono utilizzati da grandi cantine cooperative per spingere le vendite di questo nuovo trend. Il fattore comune dei Crémant è la loro permanenza sui lieviti che parte da un minimo di 9 mesi per una bollicina fine e persistente.
Spumante o Champagne: sveliamo la squadra italiana
Chiudiamo con l’ultimo vino spumantizzato italiano in campo, la promessa più giovane del panorama del Metodo Classico, il Franciacorta DOCG. Promosso con il riconoscimento del DOCG nel 1995 dopo anni di dura gavetta nella seconda divisione del DOC in cui era sbarcato nel 1967, il Franciacorta DOCG è abituato a un clima di tipo continentale traendo benefici dall’effetto mitigante del Lago d’Iseo posto a Nord dell’appellazione. Seppur l’assonanza del nome richiami una provenienza francese, il termine Franciacorta significa “corte franca” che stava a significare alla fine del 1200 una proprietà ecclesiastica cui non era richiesto nessun dazio o tassa. Il suo primo preparatore atletico che portò allo splendore di questa nuova DOCG è stato Franco Ziliani che nel 1961 elaborò le prime 3.000 bottiglie della famosa cantina Berlucchi. I vitigni in campo sono Chardonnay, il Pinot Nero e Pinot Bianco che sostituisce il francese Pinot Meunier.
Il Franciacorta è pronto a difendere il Trento DOC non prima di aver passato 18 mesi di affinamento sui lieviti per il non millesimato, 30 mesi per il millesimato e 60 mesi per la riserva. La differenza nella squadra italiana la fa dopo un’attenta analisi visiva il Franciacorta DOCG che si presenta con un giallo più brillante, un perlage finissimo e una persistenza molto accentuata. Da Disciplinare, la gradazione alcolica minima del Franciacorta DOCG è di 11,5%, quella del Trento DOC 9% mentre per lo Champagne viene stabilito ogni anno.
Anche se i pronostici danno i francesi con il loro bomber Champagne come favoriti nel match, i vini spumantizzati italiani stanno lottando anno dopo anno per esaltare il territorio e il lavoro dei produttori più piccoli per farsi spazio nel campionato dei grandi colossi del metodo classico. Un solo match non sarebbe sufficiente per decretare un vincitore considerando anche la moltitudine di produttori che stanno sorgendo anno dopo anno, affinando le loro tecniche per la produzione delle bollicine nobili.
Ora che conoscete meglio i protagonisti del match vi lascio gustare la partita a suon di sorsi, siate spettatori attivi di questo lungo campionato e restate frizzanti!
Cresciuto a Valpolicella ed Amarone, Edoardo è un WSET Diploma Candidate. Ha vissuto e lavorato tra Berlino e la Borgogna come sommelier ed è tornando per mettere le proprie radici a Verona.
Attualmente – oltre che ricoprire il ruolo di educatore Degustibuss per Verona – lavora come Direttore di un Wine Retreat in Valpolicella, organizzando eventi legati al vino.