I vini da invecchiamento sono tanti, e sicuramente il Barolo è uno dei più rappresentativi, in questo senso, dotato di una tradizione e di un disciplinare che ne curano questo aspetto.
Si tratta di un vino rosso piemontese a denominazione di origine controllata e garantita (DOCG), sottoposto ad un protocollo di produzione e invecchiamento rigido, che comporta almeno 3 anni per il Barolo semplice e 5 anni per la tipologia Riserva.
Chi decide di gustare queste bottiglie in una degustazione vino da meditazione, ben assapora il gusto di un Barolo invecchiato a dovere, ma il segreto è sapere come e quanto è durato tale invecchiamento…
Bere il Barolo invecchiato: la lenta evoluzione e la veloce goduria
Un’esperienza che sicuramente avrà i suoi tempi, quella della degustazione del Barolo, ma che di certo sarà molto breve rispetto alle lunghe tempistiche della sua produzione. Nel disciplinare approvato nel 1980 e poi rivisto con un nuovo testo nel 2010, il vitigno Nebbiolo è l’unico ammesso nella vinificazione, che arriva a donare una produzione massima per ettaro di 80 quintali di uva – da cui si ricavano circa 56 ettolitri di vino.
Tutta questa grazia di Bacco, dovrà essere invecchiata per minimo 38 mesi, di questi 18 mesi li dovrà passare in botti di rovere o castagno. A tal proposito, è da dire che il castagno non viene quasi più adoperato come legno da botti, perché i tannini rilasciati risultano troppo amari al palato.
Per quanto riguarda la Riserva, il Barolo può fregiarsi di questa etichetta solo dopo aver passato 62 mesi di invecchiamento, di cui sempre 18 mesi in legno e il resto in cantina nella bottiglia. Si deve valutare il pregiato Barolo Riserva, dal fatto che di solito alla maggior parte dei vini bastano 2 anni di invecchiamento in botte perché possano fregiare della Riserva.
L’invecchiamento minimo dei 5 anni di un Barolo “Riserva”, parte dal 1 gennaio dell’anno successivo alla vendemmia. Un lungo invecchiamento che garantisce longevità Barolo, dato che può prolungarsi anche per 5-10-15-20 anni; in alcuni casi anche per ben oltre, mantenendo sempre la bottiglia in posizione distesa, e i valori di temperatura e umidità costanti.
Questo vino possiede anche una sua lenta evoluzione nel bicchiere, che fa sprigionare le caratteristiche del Barolo invecchiato e ben conservato, in cui sono presenti tannini maturi, dal tono caldo, con un gusto addolcito rispetto ai vini giovani e ricco di note fruttate.
Aprire un Barolo invecchiato, le mosse per non sbagliare
Se la tua bottiglia di Nebbiolo in versione Barolo ha più di 10 anni di invecchiamento, si deve trattare questo vino con molta cura. Deve raggiungere la temperatura ambiente gradualmente, quindi toglietelo dalla fredda cantina qualche ora prima dell’apertura.
Dopo di che, essendo stato in posizione orizzontale per anni (se non ci è stato, ahia…), si deve portare in posizione verticale con cura, e poi procedere all’apertura per ossigenarlo a dovere.
Si deve aprire non troppo prima del consumo, dato che anche l’evoluzione in bicchiere è importante per un vino che sprigiona i suoi aromi in modo “esplosivo” anche se costante. Basta un’ora prima della bevuta o della cena.
Si porta la bottiglia alla giusta altezza per togliere la capsula e valutare lo stato del tappo, potrebbero esserci delle muffe, attenzione – si sa che almeno dopo 10 anni i più esperti sostituiscono i tappi! Si parte con il versaggio del vino nel decanter, per i più esperti una luce dietro la bottiglia consente di visualizzare quando si arriva ai depositi sul fondo.
Dopo il giusto tempo, massimo un’ora, si può gustare il Barolo invecchiato nella sua maestosità, che in genere aumenta nel vino d’annata.
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Invecchiamento tradizionale o moderno? Il Barolo tra due fazioni
Due anni su tre, praticamente, li passa in botte e questa fa la differenza in molti sensi: si è formato, infatti, negli anni un fronte di tradizionalisti dell’invecchiamento in botte verso i modernisti. In che senso?
I produttori storici del Barolo rappresentano il partito degli “irriducibili” della tradizionale botte grande in cantina, in cui il vino viene stipato con capacità dai 20 ai 100 ettolitri. Il lungo invecchiamento regala un vino tannico, strutturato e robusto. I giovani produttori utilizzano invece, botti piccole dette barrique, che contengono circa 225 litri di Barolo. Le barrique provengono dalla storia della vinificazione francese, molto usate per i vini Bordeaux e Borgogna, e sono in grado di rilasciare più aromi grazie alla maggiore superficie a contatto col vino stesso. Il Barolo invecchiato in barrique si fa più fruttato e morbido, facile da bere e, secondo alcuni, vanigliato e più ammiccante ai gusti del consumatore medio.
Tra le cantine storiche ci sono i Borgogno, Marchesi di Barolo, Borgogno, Oddero, Einaudi, Conterno, mentre le cantine giovani moderniste sono votate ad una produzione di Barolo più “veloce” e meno complesso – tra queste spiccano Abbona, Vajra, Massolino, Sandrone.
Le caratteristiche organolettiche del Barolo, in definitiva, lo vedono molto più virato verso sentori di tabacco, cuoio, liquirizia e frutti di bosco, note di caffè e spezie, meno fruttato come la produzione in barrique vorrebbe. Ma le innovazioni nel mondo dei vini, e nell’invecchiamento, si sa che ben si sposano con i tempi che cambiano e con la lunga vita del Barolo, da decenni.
Gli abbinamenti del Barolo
Entrambi le versioni sono ottime come vini da meditazione, il Barolo invecchiato in botte classica forse leggermente più dedicato in tal senso, essendo un vino complesso da assaggio lento e riflessivo.
Entrambe le versioni si abbinano al meglio ai piatti tipici della cucina piemontese come la bagna cauda di acciughe, il brasato o i piatti a base di tartufo d’Alba. Ottimo anche con i formaggi molto stagionati, in particolare il locale formaggio Castelmagno, e con la cacciagione come per la Lepre in salmì e le carni rosse.
Scegliendo un Barolo invecchiato, si deve valutare bene l’anno di produzione, partendo come abbiamo visto sempre dal 1 gennaio successivo alla vendemmia. Un Barolo venduto nel 2018 proviene quindi dalla vendemmia del 2014, mentre per la Riserva gli anni sono 5, quindi la vendemmia sarà quella del 2012.
I migliori millesimati degli ultimi anni sono quelli del Barolo 1958, 1961, 1964, 1971, 1982, 1985, 1989, 1990, 1997, 1998, 2000, 2001, 2003.
In ogni caso, prima di essere messo in commercio, il Barolo deve superare una prova di degustazione vino, effettuata dalla commissione di esperti nominati dal Ministero dell’Agricoltura, dedicati alla denominazione DOCG.