Chi ama il Barolo, definito Re dei Vini, spesso è attratto anche dal Barbaresco, un vino del territorio piemontese che si contende le tante preferenze per questi vini rossi piemontesi. Il Barbaresco è forse un principe più che un re, ma deriva sempre dallo stesso vitigno e territorio, e per molti è pronto a contendere il trono.
Territorio e vitigno comuni tra Barolo DOCG e Barbaresco DOCG
In una degustazione vino, le due bottiglie potrebbero entrare in competizione soprattutto perché derivano dalla coltivazione dello stesso vitigno, il Nebbiolo. Arriva nelle radici a quasi 7 metri di lunghezza, con un’altissima capacità di estrapolare dal terreno le sue peculiarità, attingendo dal suolo e dalle stratificazioni argillose o sabbiose. Diventando vino si trasforma in qualità differenti, per microclima, esposizione e soprattutto per l’abilità ad “raccogliere” le caratteristiche del terreno.
Pur avendo una storia ben diversa, Barolo e Barbaresco nascono nella zona delle Langhe, un territorio similare fatto di terreni argillosi e calcarei, che però danno vita a coltivazioni diverse e metodi di produzione e invecchiamento niente affatto simili.
Il vino Barolo viene prodotto solo in alcuni comuni della provincia di Cuneo, prima di tutto, il che delimita di molto la zona di produzione (Barolo, Castiglione Falletto, Serralunga d’Alba e in parte il territorio dei comuni di Monforte d’Alba, Novello, La Morra, Verduno, Grinzane Cavour, Diano d’Alba, Cherasco e Roddi).
Il Barbaresco, invece, viene prodotto in altri comuni del territorio delle Langhe, tra cui appunto Barbaresco, Treiso e Neive – e nella frazione San Rocco di Barbaresco, unita al comune di Alba.
Se il vitigno a bacca rossa è il Nebbiolo, sono presenti le sottovarietà Michet, Lampia e Rosé in entrambi le viticolture. Quali sono allora le differenze sostanziali del territorio? Il suolo presenta delle composizioni diverse, essendo il Barolo un vino che nasce dalle marne, terreni composti di sabbia, calcare e argilla.
Il Barbaresco viene coltivato su terreni più sabbiosi, e il risultato del Nebbiolo risulta differente.
Il territorio delle Langhe è comunque esclusivamente calcareo, attraversato dal fiume Tanaro, ma queste sfumature più o meno argillose, ne fanno la differenza. I disciplinari del Barolo e del Barbaresco DOCG, per delineare al meglio il territorio di questi vini, hanno stabilito una vera e propria mappatura dei vigneti a destra del Tanaro.
Il concetto di cru francese è stato importato proprio dai produttori del Barolo, e poi è passato anche nella terminologia di quelli delle Langhe in generale, quindi anche del Barbaresco. Ogni bottiglia di Barolo riporta nell’etichetta il vigneto e il territorio, fonte di grandi difformità.
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Sapori e aromi, le differenze tra Barolo e Barbaresco
Il Barolo è un vino maestoso, austero, un vino strutturato che presenta al gusto delle note floreali e di frutti rossi, caratterizzato da un tannino deciso, e aromi che rimandano sempre al sottobosco, ma anche a tabacco, pepe bianco e cuoio.
Assaggiando in una degustazione il Barolo, il palato viene invaso dal tannino, ruvido nel suo retrogusto, si fa poi più morbido mano a mano che si beve, specie se si tratta di un Barolo invecchiato, che lascia un gusto persistente e squisito. Un vino corposo come questo, si esprime in modo differente esso stesso all’interno dei diversi vitigni, e può essere più o meno robusto o elegante, in base al comune dal quale proviene.
Ha ricevuto negli anni tantissime lodi, definito spesso un vino maschile per la sua struttura decisa e robusta, a fronte di un Barbaresco spesso definito un vino femminile.
Una caratteristica comune ai due vini è la presenza blanda di coloranti, i vini da Nebbiolo non mostrano trasparenze ridotte nel rosso rubino, hanno sempre colori brillanti!
Il Barbaresco risulta un vino più amabile e raffinato, le note di frutta rossa e le sfumature floreali al palato, si uniscono con sentori simili di sottobosco, ciliegia, rose, pepe bianco e cuoio. La sensazione al palato può essere ruvida solo in parte, e rispetto al carattere del Nebbiolo si fa più elegante, delicato tale da coinvolgere i sensi con espressioni minerali e floreali gradevoli.
Non si tratta certo di un vino leggero, la sua eleganza è riferita ai profumi raffinati e alla minore presenza dei tannini, meno irruenti che nel Barolo. Rimane, in ogni caso, un vino complesso da Nebbiolo…
Invecchiamento e abbinamenti di Barolo e Barbaresco
Nella produzione vitivinicola secondo il disciplinare DOCG, il Barolo si invecchia per 38 mesi, di cui 18 in botte di rovere o castagno, e la versione del Barolo Riserva è di 62 mesi (circa 5 anni), avendo ottime capacità di evoluzione negli anni.
L’invecchiamento in legno favorisce l’ammorbidirsi dei tannini, per renderlo più gentile, anche se l’introduzione della botte francese barrique più piccola, lo fa maturare più in fretta, donando un carattere legnoso più marcato – una disputa tra tradizionalisti e modernisti che va sicuramente ad incuriosire chi voglia degustare il Barolo. Nel Barbaresco la questione è molto meno accesa, ma si può pensare di “spulciare” le etichette in cerca di vini da barrique o da botti classiche, anche per questo vino.
Eccellente il Barolo negli abbinamenti con carni rosse e selvaggina, è noto per la sua squisitezza con i brasati e il tartufo, come da tradizione piemontese. Considerato un vino da meditazione supremo, il Barolo non teme grandi rivali, ma sicuramente il suo carattere lo può far sembrare molto meno semplice.
Il Barbaresco invecchia per 26 mesi, di cui 9 in legno, e 50 mesi per la Riserva; il suo accostamento al cibo è ottimale con formaggi stagionati, arrosti, pollame e carne rossa.
Esiste un’associazione di Produttori del Barbaresco, che di certo si accosta alle associazioni dedicate al Barolo, a rilevanza di un territorio vinicolo d’eccellenza in Italia, con produzioni di vini di altissima qualità rinomati nel mondo. Altri vini che derivano dal Nebbiolo ci sono nel territorio, come il Roero, il Nebbiolo d’Alba e il Langhe Nebbiolo (quest’ultimo ha una composizione all’85%).
C’è da ricordare, che il Barbaresco è un vino che nasce più tardi rispetto al Barolo, alla ribalta degli appassionati di vino rosso e di sommelier esperti, dalla metà del Novecento circa.
In soli 20 chilometri circa, le peculiarità del vino si fanno ben diverse, e l’amabile Barbaresco come il potente Barolo, sono frutto di una pratica enologica che vinifica singolarmente le uve dei vari vigneti, con produzioni da una sola varietà di uva, dette mono-varietali, frequenti in Piemonte.