Negli ultimi anni, un po’ in tutto il mondo, il consumo di cannabis a basso contenuto di THC (il principio attivo che rende la cannabis una sostanza psicotropa) è cresciuto in maniera esponenziale, grazie all’ammorbidimento della legislazione in materia. Con gli Stati Uniti a fare da locomotiva in questo senso, la sempre crescente offerta di prodotti a base di cannabis deriva anche dalla liberalizzazione relativa alla sua coltivazione, ora possibile nella maggior parte degli stati.
I possibili utilizzi della canapa spaziano dal settore tessile all’edilizia, dalla cosmetica all’industria alimentare. In tempi più recenti, studi hanno iniziato a focalizzarsi sull’interazione di questa pianta con altre colture, per verificare la possibile convivenza sullo stesso terreno ed eventuali benefici o problematiche che tale relazione possa comportare.
Se la viticoltura è un settore dell’agricoltura, facile immaginare che anche nell’industria del vino globale sia suonato qualche campanello che abbia stimolato la curiosità in materia. Ed è così che, ormai qualche anno fa, in Nuova Zelanda, un’azienda vinicola della nota regione di Marlborough ha iniziato una sperimentazione piantando la canapa tra i filari di viti per verificarne i risultati. La coltura di piante tra i filari viene utilizzata da parecchi anni e ne sono ormai noti i molteplici benefici (tra cui, minor evaporazione dell’acqua, incremento della biodiversità nel suolo, positiva concorrenza con la vite nell’approvvigionamento di acqua e minerali). Lo studio condotto sui terreni di Mount Base Vineyards ha evidenziato come la canapa abbia effetti positivi sul terreno, soprattutto in termini di biodiversità. Sono ancora in via di studio, invece, eventuali benefici tangibili sul vino ottenuto da tali uve.
Quindi dobbiamo aspettarci vini con profumi e aromi che richiamino la cannabis? Direi assolutamente no, niente di più lontano dalla realtà! La convivenza di più colture in vigna, oltre ai benefici di cui sopra, mira a creare un terroir unico e non riproducibile altrove, ma specifici aromi in senso stretto trasmessi da altre piante sono pressoché inesistenti.
Se però volete provare un vino con sentori di cannabis potrete trovare in commercio alcuni vini aromatizzati, che tecnicamente non sono vini ma bevande alla canapa aromatizzati al vino…Francamente non ne ho mai provati ma, contrariamente ai miei principi di voler provare tutto di tutto, in questo caso vi lascio volentieri il palco!
In Italia non c’è ancora nessuna azienda vinicola che stia utilizzando la canapa come coltura in vigna, semplicemente perché la cosa non è ancora stata legalizzata. C’è però da notare che, se da un punto di vista del terreno canapa e vite sembrano andare molto d’accordo, dal punto di vista dei trattamenti fitosanitari tipici di un vigneto la canapa è piuttosto suscettibile. Negli Stati Uniti, per esempio, per poter essere commercializzata, la canapa deve risultare del tutto negativa alla presenza di una serie di sostanze che, però, sono molto spesso utilizzate in vigna – come erbicidi, fungicidi – anche in coltivazioni biologiche. Questo potrebbe frenare molto la diffusione di tale coltura in vigna.
Per avere un’idea di quanto la produzione di canapa stia diventando importante, sempre guardando agli Stati Uniti come mercato di riferimento, basti pensare che in California – dove viene prodotto oltre l’80% del vino americano – molti vigneti sono stati estirpati per far spazio a questa coltivazione, e si stima che entro il 2030 il valore delle due produzioni saranno quasi uguali!
Roberto Lo Russo
Formazione Sommelier Degustibuss Milano