La tavola degli italiani è una Repubblica fondata sul vino. Italiano. Solo ed esclusivamente italiano. Nel paese con la più ampia varietà di vitigni autoctoni al mondo – il Portogallo, secondo in questa classifica, ne conta meno della metà – più o meno tutti noi siamo nati e cresciuti con l’immagine del vino a tavola, abitudine che il 60% di noi fa poi propria una volta raggiunta l’età adulta.
Una tale varietà di vitigni si traduce in una gamma di vini ancora più variegata, rendendo quasi impossibile un calcolo delle variabili disponibili sul mercato. Cosa vuol dire questo per un consumatore medio? Un pozzo senza fondo da cui attingere nuove esperienze ad ogni acquisto, senza rischio di noia. E per un appassionato o professionista? Un’enciclopedia da sfogliare in maniera vorace e, alla fine di ogni capitolo, sempre più voglia di scoprire cosa ci sia nella pagina successiva. Insomma, dal punto di vista delle nostre papille gustative decisamente un paese dei balocchi!
Questo villaggio vacanze è talmente vasto che, più o meno involontariamente, ci preclude l’incontro con altre realtà fuori dalle siepi che lo circondano. Eppure le siepi non sono invalicabili, non sono muri, basta un po’ di agilità e si possono superare. Se per un consumatore medio – riferito a coloro che consumano vino per il piacere di farlo ma senza pretese di approfondimento – il villaggio vacanze può bastare per soddisfare i propri piaceri, per un professionista o aspirante tale la situazione dovrebbe essere molto diversa. Diventare sommelier, o anche solo voler conoscere davvero il mondo del vino, richiede la curiosità di esplorare luoghi ben al di fuori della nostra zona di comfort.
La curiosità però deve essere stimolata, qualcuno deve pur piantare il seme che, crescendo, diventerà un albero con moltissimi rami, ognuno orientato in una direzione differente, ognuno adornato con foglie dalle caratteristiche uniche e particolari. Se il patrimonio vitivinicolo italiano è quindi un immenso tesoro da conoscere e proteggere da un lato, diventa troppo spesso talmente prevaricante da far dimenticare che il vino viene prodotto in parecchi altri paesi del mondo. L’Italia è – insieme alla Francia – il maggior produttore di vino al mondo con quasi il 30% del totale; ma se questo dato è positivamente impressionante, guardandolo da un altro punto di vista salta all’occhio che un altro 70% è evidentemente prodotto altrove… E di questa quota di produzione noi italiani spesso, purtroppo, ne sappiamo poco o nulla.
Per quale ragione? Per una serie di fattori, tutti legati fra loro in un circolo vizioso. Considerando solo appassionati e/o professionisti, intesi come coloro che hanno in qualche modo approfondito la conoscenza della materia, questi difficilmente hanno ricevuto una formazione degna di nota su quanto accade al di là delle Alpi (si beh, ai corsi per aspiranti sommelier si spendono – giustamente eh! – 6 ore parlando di Francia, ma allo stesso tempo solo 2 per parlare dell’intero continente americano…); una minuscola quota di questi consumatori sarà stimolato nel provare tali vini quindi limitando la domanda di mercato; enoteche e simili avranno di conseguenza remore a mettere in vendita vini stranieri – tranne i soliti nomi noti di provenienze ormai note – perché difficilmente li venderanno; e il circolo vizioso continua con il consumatore che, non trovando proposte in vendita, continuerà a non essere incuriosito.
Per chi lo vive tutti i giorni, ma anche per chi si è appena affacciato alla porta d’ingresso del mondo del vino, precludersi la conoscenza di un’importante fetta di mercato e, soprattutto, di una grande varietà di vini, è davvero un peccato e un’occasione mancata. Essere appassionati veri o essere dei professionisti vuol dire conoscere bene il mondo al quale ci si dedica, mantenendo certamente le radici e il patriottismo se vogliamo, ma riempiendo ogni pagina del passaporto con etichette di tutto il mondo. Anche perché, troppo spesso, vini di determinati paesi si portano dietro giudizi negativi nati a volte decine di anni fa e resi indelebili dalla consuetudine di tramandare la (non)conoscenza da chi dovrebbe insegnare a chi vorrebbe imparare.
Si può uscire dal proprio giardino quindi, senza rischiare di essere travolti da un gregge di canguri saltellanti o lama sputacchianti e tornare a casa con un pessimo ricordo di questi splendidi animali? Certamente! Come in tutti gli aspetti della vita, ci vuole un approccio fatto di giuste dosi di curiosità, mente libera da preconcetti, attitudine ad accettare tecniche di produzioni a volte differenti da quelle abituali; e come ultimo ingrediente, quel pizzico di sale che rende tutto più equilibrato, serve qualcuno che stimoli la nostra curiosità e ci presenti le diverse realtà obiettività e conoscenza reale e attuale. Ricordate, c’è un 70% di produzione mondiale di vino che ci aspetta!
Roberto Lo Russo
Formazione Sommelier Degustibuss Milano