Oggi la Spagna siede tra l’Olimpo dei paesi produttori europei, con molte regioni che esprimono stili di vino molto diversi tra loro, ma fino al diciottesimo secolo parlare di vino spagnolo di qualità (tolti i vini fortificati) voleva dire parlare esclusivamente di Rioja.
Rioja: cominciamo con un po' di storia
La Rioja aveva come regola quella di non offrire differenze di prezzo tra i vini e che quindi fece resistenza verso i produttori pionieri di ritorno da Bordeaux con nuove tecniche e nuovi tipi di botti per l’invecchiamento, più costosi e dispendiosi. Al sopraggiungere della Fillossera in Francia, la Rioja fu valutata una buona sostituta, sia per stile che per vicinanza logistica, per rifornire i produttori di Bordeaux con uva o vino.
Questo favorì una grande espansione vitivinicola e sorsero diverse nuove aziende ma quando poi l’afide colpì anche la Spagna, all’inizio del ventesimo secolo, la Rioja fu devastata e perse contemporaneamente due mercati vitali per la sua economia: le colonie del nuovo mondo e la Francia (che nel frattempo era tornata autosufficiente).
Per fortuna la produzione in Rioja si riprese e la regione raggiunse lo status di leader assoluto per la produzione di vino di qualità in Spagna. Nel 1925 fu istituito il primo Consejo Regulador (Consorzio) spagnolo. Dal 1991, la regione è stata elevata a DOCa, la classificazione regionale più alta in assoluto tra le denominazioni spagnole dal punto di vista qualitativo e in termini di controllo.
Rioja: terroir, clima e province
Geograficamente ci troviamo nella Spagna centro-settentrionale, in una porzione della valle del fiume Ebro che copre 3 province iberiche: La Rioja, Navarra e Alavesa.
Il clima, data la posizione nell’entroterra, sarebbe teoricamente continentale. Tuttavia l’influenza mediterranea è particolarmente importante in Rioja e smorza quindi gli estremi climatici. Ciò avviene lungo il corso del fiume, viatico delle correnti marittime moderatrici, un po’ come il fiume Loira per l’omonima regione francese.
La Rioja è divisa in tre sottozone distinte per geografia e caratteristiche climatiche:
- Rioja Alta: la zona più grande, situata più ad ovest e decisamente la più elevata e tipicamente collinare. Il clima è continentale con una certa influenza marittima mentre i suoli sono molto diversificati, per lo più calcarei e argillosi ma anche ricchi di ferro.
- Rioja Alavesa: molto piccola, è la zona più a nord, nell’area Basca. Qui il clima diventa più fresco ed umido, i vigneti si fanno più ripidi su suoli più calcarei e gessosi.
- Rioja Oriental: ex Rioja Baja (ma l’aggettivo non aiutava particolarmente la vendita), siamo decisamente più bassi e quindi il clima è più caldo e secco, dove l’influenza mediterranea si fa più importante. Anche i suoli sono più fertili con argille calcaree o ferrose. La Garnacha trova qui, in questa sottozona pianeggiante e torrida, il suo clima ideale.
La produzione di vino in Rioja
La regione produce in media 280/300m di litri di vino all’anno. Il vino rosso è re assoluto della Rioja, contando per un 90% della produzione totale, il resto è un mix di bianco e rosato. I grandi vini rossi dominano la scena, con Tempranillo (80%) e Garnacha le varietà più importanti mentre Graziano, Mazuelo (il nostro Carignano) e Maturana Tinta sono varietà accessorie che vengono impiegate nei blend a seconda degli stili.
I vini rossi di Rioja sono famosi per la loro struttura e la trama tannica, simili a un Cabernet Sauvignon ma più fruttati, con aromi primari di ciliegia e frutti rossi che definiremmo da Pinot Noir, con note di cuoio e tabacco.
Le differenze nelle annate possono essere importanti in quanto dipendenti dalla maggiore o minore influenza dell’Atlantico o del Mediterraneo. Alcuni produttori, vocati a vini più commerciali e standardizzati si affidano al taglio in modo da mantenere una costanza di prodotto ogni anno; altri, più legati al terroir e all’ espressione pura dell’annata, fanno di necessità virtù. Le 3 sottozone non potevano fino a poco fa comparire in etichetta, stessa cosa per eventuali menzioni geografiche aggiuntive quali province, comuni o vigneti. La nuova legislazione del Consejo pubblicata nel 2018 a seguito delle pressioni da parte dei produttori ha però introdotto la possibilità di inserire: Vino De Zona, Vino de Municipio o Viñedo Singular (Singolo Vigneto) per i vini che rispettano i parametri necessari.
Il cavallo di battaglia della Rioja: il vino rosso
Gli stili di vino rosso della Rioja sono diversi, frutto della possibilità di tagliare diverse varietà di uva (100% Tempranillo sempre più comune), diverse aree di provenienza delle uve (mix di Alta, Alavesa e Oriental), diverse tecniche di vinificazione, dove sicuramente i focus sono: l’estrazione al fine di avere colore, aromi, struttura e soprattutto (si, avete capito bene!) la maturazione in cantina.
Se vi suona strano che l’attenzione verso i tempi di maturazione in Spagna sia generalmente un concetto enologico di primaria importanza – nettamente più regolamentato rispetto.a quanto previsto per vigna e vinificazione – mi duole segnalare che in Rioja l’affinamento viene preso molto seriamente. La tradizione di utilizzare legni americani per un lunghissimo affinamento del vino in cantina si evidenzia nei tipici sentori terziari di cocco e vaniglia dei vini di Rioja. Le categorie di invecchiamento istituite e regolamentate dal Consejo hanno instillato un concetto di gerarchia qualitativa nella percezione dei consumatori: invecchiamento direttamente proporzionale alla qualità, quindi al prezzo di vendita.
Vini Rossi
- Crianza: Totale di 2 anni di cui 12 mesi in botte
- Riserva: 3 anni di cui 12 mesi in botte
- Gran Reserva: 5 anni di cui 24 mesi in botte
Vini Bianchi e Rosati
- Crianza: 1 anno di cui 6 mesi in botte
- Reserva: 2 anni di cui 6 mesi in botte
- Gran Reserva: 4 anni di cui 6 mesi in botte
I bianchi di Rioja
Le uve bianche contano solo per il 7% degli impianti e vedono come varietà di riferimento incontrastata la Viura (Macabeo nel resto della Spagna). Tradizionalmente le altre varietà permesse erano la Garnacha Blanca e la Malvasia Riojana ma, a partire dal 2008, altre 6 varietà a bacca bianca sono state introdotte a disciplinare: Maturana Blanca, Tempranillo Blanco, Turruntès, Chardonnay, Sauvignon Blanc e Verdejo.
Vi segnaliamo 3 cantine da ricordare
Metà delle vendite in termini di volumi sono nelle mani delle 13 aziende leader, tra cui mi piace menzionare le 3 seguenti cantine della Rioja Alta di cui ho avuto la fortuna di degustare alcuni vini davvero notevoli.
- Finca Allende: coniugare la tradizione (uve autoctone) con l’innovazione (legni francesi nuovi). Un’azienda legata all’espressione di singoli vigneti. Ho degustato Allende bianco, impressionante nella sua opulenta complessità ma sono i rossi che davvero brillano, Allende rosso e soprattutto Aurus (da vigneti più vecchi, 24 mesi in rovere): concentrazione, densità e “ciccia” da lunghissimo invecchiamento.
- Marqués de Murrieta non è solo un’azienda in Rioja, ma è una vera e propria istituzione. Il fondatore, il Marchese di Murrieta, ha importato le tecniche di produzione bordolesi in Rioja, rivoluzionando la storia della denominazione. L’azienda ha sede nel meraviglioso castello Ygay, circondato da 300 ettari vitati. Potete immaginare un vino bianco da 33 anni (sì anni, non mesi) di affinamento? Assaggiare il mastodontico Castillo Ygay Gran Reserva Especial 1986 è stata una delle esperienze di degustazione più totalizzanti della mia vita.
- López de Heredia Viña Tondonia: un’altra colonna portante della storia Riojana. Più di 140 anni, 4 generazioni dalla fondazione nel 1877 da parte di Rafael López de Heredia y Landeta, che aveva in mente vini di Rioja fatti per un consumo di lusso. L’obiettivo è stato pienamente centrato con un peculiare stile votato all’eleganza: minor grado alcolico e alta acidità. Ho avuto l’estremo piacere di degustare Vina Tondonia Reserva in 2 diverse occasioni traendo le stesse conclusioni: un vero capolavoro.
Quindici anni fa iniziava il suo viaggio nel mondo vitivinicolo con l’iscrizione ad Enologia e Viticoltura. Viaggio che lo ha portato in molti angoli del mondo. Non solo un lavoro, il vino, ma una passione totalizzante, nutrita con corsi sommelier, corsi WSET e tante, tante bottiglie.
Ama pensare al vino come un mezzo estetico per portare avanti il grande umanesimo di stampo contadino, che Gabriele considera vero fondamento della cultura italiana.